Quattro condanne per aver preso parte ad un omicidio. È quanto deciso dalla Corte d’Assise d’Appello al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Outset”. Al centro delle contestazioni l’omicidio di Mario Franzoni, commesso il 21 agosto del 2002 a Portosalvo, frazione di Vibo Valentia. Per Salvatore Mantella, 45 anni, di Vibo Valentia, cugino del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, la condanna passa dai 30 anni di reclusione del primo grado di giudizio (con rito abbreviato) alla pena di 16 anni. Nei suoi confronti i giudici d’appello hanno riconosciuto le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti e, con la riduzione della scelta del rito, è stato condannato a 16 anni di carcere. Salvatore Mantella era difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Diego Barncia.



Condanna a 6 anni e 6 mesi a testa (in luogo degli 8 anni di reclusione ciascuno) per i collaboratori di giustizia Domenico Giampà, 39 anni, di Lamezia Terme, Andrea Mantella, 46 anni, di Vibo Valentia (collaboratore dal maggio 2016) e per Pasquale Giampà, pure lui di Lamezia Terme. Nei loro confronti la Corte d’Assise d’Appello ha ritenuto la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulle contestate aggravanti.

 

Prescrizione per alcuni reati legati alla detenzione di armi. Tutti gli imputati sono stati infine interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante la pena, così come deciso in primo grado. Dopo la discussione dei difensori (avvocati Sergio Rotundo e Diego Brancia per Salvatore Mantella) si è registrato in aula l’intervento del collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha rilasciato dichiarazioni spontanee etero-accusatorie, ribadendo il coinvolgimento del proprio cugino Salvatore nell’omicidio.

 

Secondo l’accusa, Andrea Mantella, Domenico Giampà, Enzo Giampà, Franco Barba (la cui posizione è stata stralciata), Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella (che ha scelto il processo con rito ordinario e il 18 giugno scorso è stato condannato in primo grado a 20 anni dalla Corte d’Assise di Catanzaro) avrebbero concorso nell’omicidio di Mario Franzoni, di 29 anni, commesso a Portosalvo il 21 agosto del 2002 mentre la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Punto dopo essere rientrato in paese da Mariano Comense per un periodo di vacanza. Franco Barba e Andrea Mantella vengono indicati come i mandanti del fatto di sangue (oltre ai defunti Francesco Scrugli, ucciso nel 2012, e Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, il boss dell’omonimo clan di Vibo morto in carcere nel 2014). Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella avrebbero curato la logistica dell’omicidio fornendo le armi e un motorino ai killer. Domenico ed Enzo Giampà sarebbero stati invece gli esecutori materiali del fatto di sangue con il secondo che avrebbe guidato la moto con a bordo il secondo.

 

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà ha spiegato che l’omicidio era stato ordinato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli per conto della cosca Lo Bianco. L’autore materiale dell’omicidio, secondo il pentito, sarebbe stato Domenico Giampà che avrebbe utilizzato una pistola calibro 9 short a nove colpi monofilare. Ad avviso di Giuseppe Giampà, il mandato omicidiario di uccidere Mario Franzoni sarebbe pervenuto pure dal defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”. In cambio dell’omicidio il gruppo criminale di Mantella e Scrugli avrebbe dovuto ammazzare Pasquale Torcasio, detto “Carrà” o “Ciccio bello”, ed anche Francesco Zagami, entrambi ritenuti esponenti del clan Torcasio di Lamezia Terme, cosca avversaria dei Giampà. Tali ultimi omicidi ai danni dei lametini dovevano essere compiuti – secondo Giuseppe Giampà – da Francesco Scrugli e Salvatore Mantella.

 

Andrea Mantella, a differenza degli altri collaboratori, ha invece indicato anche le ragioni dell’omicidio da ricercare nel fatto che Mario Franzoni aveva picchiato e poi puntato la pistola e colpito in faccia i figli di Franco Barba, di nome Bruno ed Enzo.

 

La contropartita di Barba a Mantella

 Mantella ha precisato poi che Franco Barba, a fronte dell’incarico di morte, si era impegnato a costruirgli gratuitamente due villette in località “Cervo” di Vibo Valentia, una per lui e l’altra per Francesco Scrugli, villette che effettivamente furono costruite subito dopo l’omicidio. Mantella avrebbe quindi dato incarico a Francesco Scrugli di organizzare l’omicidio, chiedendo a Pasquale Giampà, detto “Mille Lire”, di mandargli “due ragazzi dei suoi a Vibo”.