A prendere posizione al fianco del sacerdote è la Conferenza episcopale: «La Calabria non può essere rappresentata da questi mafiosi». Monsignor Alberti (Oppido Mamertina-Palmi): «Comunità destabilizzata»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Nel tardo pomeriggio dello scorso 3 febbraio, ignoti hanno incendiato l'auto del sacerdote di Varapodio don Gianni Rigoli, il parroco che il 15 gennaio scorso fu preso a testate in chiesa dopo che, come riporta la sua denuncia, avrebbe fatto rispettare una disposizione del vescovo finalizzata ad arginare l’ondata di contagi da influenza e covid. Questo ennesimo episodio ha scosso la comunità di Varapodio e di tutta la Piana.
Tanti gli attestati di solidarietà e arrivati al parroco, tra questi, nelle ultime ore, anche quello del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi Giuseppe Alberti, «che aveva dedicato considerevoli sforzi per promuovere comunione e comprensione nella comunità di Varapodio - è scritto in una nota diffusa dall'ufficio diocesano comunicazioni sociali -, è profondamente colpito dall’accaduto ed esprime la sua condanna senza riserve verso tale atto di violenza».
Le reazioni | “Io sto con don Gianni”, ondata di solidarietà per il parroco di Varapodio. Il sindaco: «Siamo sprofondati, dobbiamo reagire»
In risposta a questo gesto inaccettabile il vescovo Alberti ha espresso il suo disappunto: «L’incendio dell’auto di Don Gianni rappresenta un duro colpo volto a destabilizzare ancora una volta la comunità - si legge - in un momento in cui dialogo e riconciliazione sembravano costituire la via percorribile di pacifica serenità all’interno della comunità di Varapodio».
Il vescovo Oppido Mamertina-Palmi, appena informato dell’accaduto si è recato a Varapodio, dove ha sottolineato «l’importanza di affrontare le divergenze attraverso il confronto chiaro e aperto e ha invitato la comunità a unirsi in preghiera e a respingere la violenza, abbracciando i principi fondamentali di rispetto e tolleranza, auspicando che le autorità competenti conducano un’indagine completa sull’evento».
Nella nota diffusa si aggiunge anche che il «vescovo Giuseppe Alberti con diversi sacerdoti della diocesi, tra cui don Gianni Rigoli, oggi pomeriggio (ieri ndr) partirà per gli “esercizi spirituali”, alcuni giorni di preghiera, silenzio e meditazione prima della quaresima. Questo momento di riflessione (in calendario) mira a consolidare la fede e a trovare la forza necessaria anche per affrontare le sfide presenti».
Atto vandalico di Varapodio, i vescovi calabresi: «La violenza è un linguaggio che rifiutiamo categoricamente»
La Conferenza Episcopale Calabra esprime la più ferma condanna per l’atto vandalico perpetrato ai danni del giovane Parroco di Varapodio: «La violenza, sotto ogni sua forma, è un linguaggio che rifiutiamo categoricamente», chiariscono i vescovi in una nota «essa non ispira mai i gesti e le parole di chi si professa credente nel Dio della pace e della mitezza, pertanto non può trovare spazio nella società civile, a meno che non si ricerchi lo smarrimento di ciò che rende umani».
Questo gesto ignobile, proseguono i presuli calabresi «è un attacco diretto a tutti i cittadini della nostra preziosa regione, a tutti coloro che quotidianamente credono e lottano in modo onesto e rispettoso a favore della dignità altrui, contribuendo allo sviluppo di una Calabria che non può e non deve essere rappresentata da alcuni criminali accecati da una mentalità mafiosa: questo modo di agire e di pensare non appartiene all’etica e all’umanità dei calabresi!».
«In questo momento di prova, inoltre, i vescovi esprimono solidarietà e sostegno al vescovo di Oppido – Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, a don Giovanni Rigoli, e tramite loro a tutta la comunità di Varapodio. Allo stesso tempo, i presuli invitano tutti i fedeli e le persone di buona volontà a unirsi in preghiera per il Parroco e per la Parrocchia di San Nicola e Santo Stefano, affinché possano superare questo momento con forza, speranza e rinnovato impegno apostolico».
«La Conferenza Episcopale Calabra ribadisce la propria volontà a lavorare senza sosta per la promozione della pace, della legalità, del dialogo e della fraternità tra tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, affinché atti simili non trovino più terreno fertile nella nostra amata Calabria. I vescovi, infine, confidano nell’operato della Magistratura e delle Forze dell’ordine, affinché gli autori del vile gesto siano presto identificati e possano rispondere delle loro azioni in sede giudiziaria nella speranza che le diverse Istituzioni educative continuino ad allearsi per formare generazioni libere da odio e vendetta».