VIDEO | Il famigerato “ecomostro”, la cui costruzione è iniziata nella prima decade degli anni 2000, è oggi un’opera abbandonata a se stessa. Il sindaco Politano: «Situazione insostenibile»
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Costruito grazie ai fondi POR 2000/2006, sul Lungomare San Francesco di Paola – a due passi dalla stazione ferroviaria – c’è un edificio incompiuto che dà bella mostra di se da quasi vent’anni. Edificato laddove un tempo sorgeva il campo sportivo cittadino, il fabbricato è passato nel tempo ad essere considerato in vari modi a seconda del colore delle amministrazioni che si sono succedute.
Progettato ai tempi del sindaco Giovanni Gravina (eletto nel 2001), lo stabile ha preso poi forma sotto la prima e la seconda sindacatura di Roberto Perrotta (2003-2012), durante le quali era stato prospettato come “Centro Polivalente per la Cultura”, con locali al cui interno si sarebbero dovute valorizzare la storia e la vocazione turistica di Paola, nonché le peculiarità territoriali utili a proiettare la città in una dimensione al passo col ventunesimo secolo.
Ovviamente, nulla di tutto ciò è stato poi realizzato e, a partire dal 2012 – anno in cui la fascia tricolore passò sul petto dell’avvocato Basilio Ferrari – quell’ammasso di cemento e tondini di ferro lasciati ad arrugginire dai pilastri incompiuti, ha preso ad essere considerato «ecomostro».
Malgrado le voci di una sua imminente demolizione, trascorsi i cinque anni di amministrazione di centrodestra, allorché Perrotta tornò in sella al municipio nel 2017, l’edificio tornò al centro della scena politica, con l’idea di una sua conversione in parcheggio coperto che, nonostante gli strombazzanti annunci della “coalizione di salute pubblica” (che nel frattempo aveva coinvolto una cooperativa per la gestione), non ha mai visto la luce. Impossibilitati ad usarlo nel modo più congeniale, dall’aprile 2021 il plesso è stato convertito in deposito temporaneo per lo stoccaggio di indumenti usati che, per via dell’emergenza sanitaria globale, sono lì rimasti ad ammuffire e deteriorarsi.
Oggi, a distanza di oltre un anno, la situazione di degrado registrata all’interno dell’edificio è divenuta – per usare le parole dell’attuale sindaco, Giovanni Politano – «insostenibile».
Esposti ad acqua e vento malgrado il solaio di copertura, i cumuli di indumenti usati che, all’atto di essere consegnati al personale autorizzato alla raccolta, erano ancora in buone condizioni, giacciono senza possibilità di recupero, divenendo a tutti gli effetti rifiuti indifferenziati da smaltire. Purtroppo il trascorrere del tempo e l’esposizione a qualsivoglia agente atmosferico ed umano (nonché animale), hanno trasformato l’enorme massa di solidarietà, in un ripugnante mucchio di paccottiglia indistinta, che oltre ad umiliare lo slancio umanitario dei cittadini, mortifica il comune, sia sul piano degli investimenti fatti per la raccolta differenziata, con la società addetta al servizio che dovrebbe intervenire per bonificare il sito, sia per l’uso - dannoso per l’immagine e inadeguato per la struttura - dello stesso edificio.
«Purtroppo questo è un discorso che ci stiamo portando da qualche tempo – ha detto l’attuale primo cittadino paolano – ed effettivamente la situazione è diventata insostenibile. A mio parere ci sono due aspetti che vale la pena considerare, il primo riguarda la bonifica dell’area e la conseguente realizzazione del progetto “Pit”, che da qui a breve dovrebbe concretizzarsi in maniera diversa, e secondariamente c’è da sensibilizzare la cittadinanza rispetto al fatto che, per il deposito degli indumenti usati, ci sono dei giorni prestabiliti. Il problema – ha aggiunto Giovanni Politano – è chi lascia indiscriminatamente i propri sacchi, che vanno quindi ad ammassarsi anche all'esterno. Quest’ultima è ormai una priorità che noi stiamo provando a risolvere, e difatti abbiamo installato delle telecamere proprio perché vorremmo, in qualche modo, sensibilizzare la cittadinanza a comportamenti più virtuosi».
La speranza è che non accada ciò che si è verificato nel recente passato, quando l’amministrazione guidata da Roberto Perrotta aveva dichiarato ufficialmente a mezzo stampa che «la situazione che riguarda gli indumenti dovrebbe risolversi in tempi brevi, con la ditta lametina (Ecologia Oggi, ndr) disposta a stoccare gli esiti della raccolta presso strutture di propria competenza». Un’altra occorrenza mai verificatasi che, proprio alla ditta presieduta deputata alla raccolta, è già costata una multa da parte del comune, che l’ha sanzionata per la “stratosferica” cifra di 200 euro con la causale di «mancato espletamento Servizio di raccolta differenziata degli indumenti ed accessori usati – CER 200110». Un “multone” che, a quanto pare, non è servito a molto, soprattutto se si considera l’eventualità secondo cui in comune si starebbe pensando di “sovvenzionare” la bonifica. Come se all’alunno asino venissero “pagati” i corsi di recupero e gli esami di riparazione. Un paradosso tutto paolano.