Il gip ha sostituito la misura cautelare con gli arresti domiciliari. Domenico Sacco è accusato di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda su presunte irregolarità nella gestione dell'istituto di reclusione
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All'esito dell'interrogatoria di garanzia il gip del Tribunale di Catanzaro ha disposto l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Sacco, assistente capo della della polizia penitenziaria arrestato lo scorso 15 febbraio nell'ambito dell'inchiesta denominata "Open Gates" istruita dalla Dda di Catanzaro su presunte irregolarità nella gestione dell'istituto penitenziario.
Secondo le ipotesi della Procura, nel carcere di Catanzaro avrebbe operato una associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti e capace di far entrare all'interno delle mura carcerarie di oggetti vietati, quali smartphone e sim card, con il presunto favore della ex direttrice del penitenziario, Angela Paravati, e della comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli.
Nello specifico, a Domenico Sacco la Procura contesta i reati di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe fornito «un contributo concreto, specifico e volontario» alla conservazione e al rafforzamento dei clan alleati Gionta e D'Alessandro, operanti rispettivamente a Torre Annunziata e Castellamare di Stabia.
Nella sua qualità di assistente capo della polizia penitenziaria, Domenico Sacco si sarebbe prestato ad introdurre all'interno dell'istituto penitenziario «pacchi contenenti beni vietati che riceveva da Leopoldo D'Oriano, soggetto contiguo a Paolo Carolei, elemento di vertice del clan Gionta», detenuto nel penitenziario di Catanzaro.
In accoglimento della tesi difensiva perorata dall'avvocato Danilo Iannello, il gip di Catanzaro ha revocato a Domenico Sacco la misura cautelare della custodia cautelare in carcere sostituendola con gli arresti domiciliari.