VIDEO | La riconversione in Casa della salute non è mai stata attuata e le risorse stanziate nel 2012 per la ristrutturazione mai utilizzate. Sindaco e cittadini hanno avviato una raccolta firme: «I presìdi li abbiamo, investano in queste strutture»
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Un ospedale riconvertito in Casa della salute che non è entrata mai in funzione. In questi anni sono stati azzerati tutti i servizi ospedalieri e sanitari. È la storia dell’ospedale di San Marco Argentano, molto simile a quella di altrettanti ospedali in Calabria per cui i primi cittadini hanno richiesto la loro apertura.
Riconversione mai attuata
È il sindaco di San Marco Argentano, Virginia Mariotti a fare la cronistoria: «Questo presidio che dal 1988 fino al 2010 ha operato con grande vantaggio per il territorio e la popolazione che conta oltre 50mila abitanti, è stato riconvertito in Casa della salute, mai effettivamente partita. Di fatto dal 2010, anno in cui non si sono più operati ricoveri, è iniziato lo stillicidio di risorse umane e attrezzature. Il paradosso di cui non ci stanchiamo di denunciare è che dal 2012 sono state stanziate risorse importanti per questo presidio, oltre 8.5 milioni di euro, che dovevamo servire per la ristrutturazione dello stabile e per implementare le attrezzature tecnologiche. Ma è ancora tutto fermo».
Lavori fermi
La Regione Calabria ha stipulato una convenzione quadro con Invitalia Spa quale centrale di committenza per la progettazione e realizzazione dei lavori. L’Asp di Cosenza ha aderito alla convenzione non solo per la fase di gestione delle procedure di gara, ma anche per l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione della Casa della salute di San Marco Argentano. Ad oggi nulla è stato fatto, non ci sarebbe neanche il progetto esecutivo. E così il consiglio comunale di San Marco Argentano, che da tempo denuncia i ritardi, anche nell’ultima assise non solo ha richiesto il blocco del commissariamento, ma anche una decisa richiesta di o che questi soldi vengano spesi immediatamente. «Con una delibera approvata da tutto il consiglio abbiamo chiesto ad Invitalia di fornirci un cronoprogramma in cui siano indicati tempi di realizzazione del progetto esecutivo, inizio dei lavori e termine – spiega il presidente del consiglio comunale Antonio Artusi -. A tutti i comuni del comprensorio abbiamo chiesto di adottare un deliberato analogo». Una battaglia che qui si combatte bipartisan, perché anche la minoranza consiliare, con Luca Belmonte in testa, la pensa allo stesso modo: «Siamo veramente stanchi di essere presi in giro da una politica sanitaria che non ha mai tenuto in considerazione gli interessi dei cittadini della valle dell’Esaro».
Raccolta firme per la riapertura
«La situazione che si è verificata in questo ultimo anno, la pandemia, deve farci riflettere e comprendere che questa spoliazione non può aiutare la Calabria ad uscire l’emergenza», dice il sindaco Mariotti che aggiunge: «I presìdi li abbiamo, c’è bisogno di investire in queste strutture». Intanto oltre 2000 cittadini hanno raccolto firme per una petizione da inviare a Regione e Commissario per richiedere la riapertura dell’ospedale. «Vogliamo un pronto soccorso h24, vogliamo un servizio ambulatoriale efficiente, l’azzeramento delle liste d’attesa. Vogliamo che risorse umane tornino a popolare queste strutture ospedaliere, anche per piccoli interventi di chirurgia. Non rivendichiamo grossi reparti, ma si può realizzare tanto altro. Invece qua si sta facendo morire la sanità di una lenta agonia. Un esempio? Abbiamo un consultorio che funziona solo con una ostetrica perché il ginecologo è andato in pensione e non è stato mai rimpiazzato».