La sanità altotirrenica è allo sfascio, anche per colpa della politica scellerata che sui drammi della salute ha speculato come ha potuto, a partire dalle immancabili promesse mai mantenute fino alle clamorose inaugurazioni farlocche, che a volte hanno riguardato un macchinario, altre volte un reparto e un'altra volta ancora l'intero presidio, come nel caso di Praia a Mare. Ma fortunatamente c'è chi in questo lungo periodo di abusi e soprusi ha continuato a denunciare, inviando numerosi esposti a tutti gli organi competenti. Tra questi c'è certamente Vincenzo Cesareo, prima direttore dell'ospedale di Praia a Mare negli anni precedenti alla chiusura del 2012, poi direttore dell'ospedale di Cetraro e poi, di nuovo, direttore della struttura praiese. È stato lui a chiarire per primo che l'ospedale non esiste, lo ha detto nelle tv e sui giornali, guadagnandosi perfino due inviti a comparire innanzi alla commissione disciplinare, la quale, innanzi alle evidenze, ha dovuto rivedere le intenzioni di infliggere una sanzione. Di recente, inoltre, ha messo in luce una grave carenza di personale all'interno del nosocomio, che farebbe rimanere alto il rischio di chiusura del pronto soccorso.

L'attacco di Praticò

Ciò non ha giocato certo a suo favore. Ogni volta che Cesareo rilascia delle dichiarazioni in merito alle condizioni di quel presidio, qualcuno lo attacca e lo accusa di volerne la chiusura. L'ultimo, in ordine di tempo, è il sindaco di Praia a Mare, Antonio Praticò, che in molti lo ricorderanno accanto al presidente Mario Oliverio intento a tagliare il nastro di un ospedale che in realtà ancora non esiste. «Io e altri sindaci del comprensorio siamo rimasti sorpresi e sconcertati - ha scritto Praticò in una nota - dalle parole dell’oratore (non lo nomina ma il riferimento è a Cesareo, ndr) che ha dimostrato di fare “il canto del cigno”, consapevole che l’opera è finita e cosciente che un’era è finita. [...] Chiarisca a quei cittadini ai quali si è rivolto, che cosa ha fatto nella sua qualità di Direttore Sanitario per ottenere il rispetto della dotazione organica (al pronto soccorso, ndr). Veda chi sono i veri colpevoli! Secondo noi vanno trovati all’interno del nostro nosocomio».

La differenza tra Primo intervento e Pronto soccorso

Cesareo, qualche giorno fa, durante una intervista a una tv locale aveva parlato della grave carenza di personale che sta mettendo in ginocchio il pronto soccorso di Praia a Mare. Anzi, il punto di primo intervento. È proprio su questa sottile ma sostanziale differenza che si basa lo scontro tra il primo cittadino di Praia a Mare il dirigente medico cetrarese.  «Il sindaco - scrive Cesreo - dimostra la incapacità di distinzione tra pronto soccorso e Ppi. Nel pronto soccorso, secondo norma, si turna con la presenza di almeno due medici, per cui non si capisce come si possa garantire un'assistenza h24 prevedendo nella pianta organica solo 6 sanitari. Per quanto sopra, è chi scrive a restare "sorpreso e sconcertato" dalle esternazioni del sindaco di Praia, paladino del nulla, che comunque cerca medaglie per battaglie mai combattute».

La mancata riapertura dell'ospedale

Alla fine la lite mediatica verte inevitabilmente su una ferita ancora aperta e sanguinante, la mancata (effettiva) riapertura dell'ospedale di Praia a Mare, certamente frutto di scelte sbagliate e forse di una grave speculazione politica . «Il sindaco dimostra ancora una volta pochezza di argomentazioni - scrive ancora il direttore sanitario - e, soprattutto, di non aver capito il vero problema. La mia intervista, peraltro protesa a tutelare almeno l'esistente del P.O. di Praia a Mare, partiva dagli errori commessi, inconfutabili, dai sindaci di Praia e Tortora che hanno partecipato a varie riunioni romane con il brillante risultato della mancata adozione del decreto di riapertura dello stabilimento ospedaliero di Praia. La sentenza del Consiglio di Stato, mai applicata, prevedeva la riapertura dell'ospedale negli stessi termini e con le medesime unità operative presenti il 31.03.2012. Non si capisce, anche perché il sindaco è incapace di rispondere, come mai non sia stata pretesa l'adozione del decreto e si sono "accontentati" dello stravolgimento dello stesso con meno unità operative». E respinge le accuse di avere un coinvolgimento diretto: «Se fossi stato in lui mi sarei prima documentato sulle azioni della direzione sanitaria, tese ad attivare lo stesso presidio, chiedendo l'accreditamento della struttura, l'inserimento della stessa nel decreto n.64 ed infine nell'inserimento nell'atto aziendale dove figura, ad oggi, come Rsa». Poi la stoccata finale, in risposta a quella frase del sindaco - «"Amici e amici degli amici" non ne devono esistere più» - che Cesareo non deve aver mandato giù: «Credo infine che non abbia alcun titolo a parlare di trasparenza, visto che dirige un Comune dove vengono assunti, con concorsi, figli di sindaco, assessore e comandante dei vigili e dove si danno case popolari alle suocere. Altro che amici degli amici!».