«Non mi sono mai trovato così bene in un ospedale come in questo reparto. Ho ricevuto un'assistenza altamente qualificata e i medici dopo una corretta diagnosi ed un'operazione ben eseguita, mi hanno restituito rapidamente una buona condizione fisica. Negli Stati Uniti per ricevere questi servizi avrei dovuto sborsare svariate migliaia di dollari. Sono grato a tutti loro. Ogni trattamento ricevuto è stato professionale ed eccellente». Mister Thomas Sterling, 73 anni, parla al nostro network nell'ultimo giorno di degenza nel reparto di ortopedia al secondo piano del San Francesco di Paola.

Informatico noto a livello internazionale, tanto da meritare una citazione su Wikipedia, ospite a Cetraro di una convention, ha avuto la disavventura di cadere rovinosamente, rimediando la frattura del femore. E probabilmente, vista la  pessima reputazione di cui godono gli ospedali calabresi, mai si sarebbe aspettato di essere soccorso con tempestività, trovare subito la disponibilità di un posto letto ed essere sottoposto poche ore dopo ad intervento chirurgico, perfettamente riuscito tanto da consentirgli in prospettiva un rapido recupero della mobilità senza sofferenze, nonostante l'età avanzata. 

Scelta sofferta

L'episodio mette in luce uno spaccato di buona sanità, per la verità già evidenziato nel piano delle performance recentemente pubblicato dall'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, l'Ente a cui fa riferimento lo spoke Cetraro-Paola. Ma anche da Agenas: l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha certificato la capacità dell'ortopedia di Paola di intervenire sulle fratture del femore entro 48 ore dal ricovero nel 62,5 percento dei casi, abbondantemente al di sopra quindi, della soglia minima prevista nel calcolo dei Lea, i famosi Livelli Essenziali di Assistenza.

Si tratta di risultati ottenuti nonostante la carenza di personale medico: «La pianta organica prevede l'impiego di otto dirigenti ortopedici. In realtà ne ho a disposizione soltanto tre. Questa carenza ci ha costretto dall'inizio del 2023 a sospendere il servizio di emergenza notturna. Una scelta sofferta ma inevitabile. Per cui i pazienti che dovessero avere necessità di un trattamento ortopedico in urgenza nel corso della notte, per esempio per un incidente stradale, sono costretti a rivolgersi all'Hub dell'Annunziata. Anche se si trovano a diversi chilometri di distanza». A ribadirlo è Massimo Candela, primario della struttura operativa complessa di ortopedia e traumatologia e direttore del dipartimento di chirurgia del nosocomio paolano.

Medici cubani in soccorso

«Anche lo spoke di Rossano presenta il medesimo problema: in quel reparto operano quattro colleghi senza possibilità di poter garantire le emergenze notturne, mentre a Castrovillari il mancato ricambio dei medici andati in quiescenza ha portato alla chiusura del servizio. Sono però fiducioso: il Commissario ad Acta e presidente della Regione Roberto Occhiuto, infatti, nella seconda fase di reclutamento di medici cubani, ha individuato anche tre ortopedici. Uno dovrebbe andare al Giannettasio, altri due prenderanno servizio qui a Paola. Per cui in entrambi gli ospedali potremo nuovamente garantire le emergenze h24».

Rispetto ai motivi dell'attuale carenza di medici ortopedici, Massimo Candela, che siede inoltre nel consiglio nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, non ha dubbi: «Scontiamo la chiusura in Calabria per due anni, della scuola di specializzazione. Il problema è serio e non riguarda solo la provincia di Cosenza. Pensi che all'ospedale metropolitano di Reggio la guardia notturna funziona in reperibilità. E anche a Vibo Valentia, una città capoluogo di provincia, allo Jazzolino il servizio di emergenza notturna non è garantito poiché in reparto sono rimasti solo tre medici».

Urgenze in crescita nei mesi estivi

Nel periodo estivo le attività del presidio situato nel popoloso centro della costa tirrenica si moltiplicano: «Mediamente – spiega il primario – l'ortopedia di Paola garantisce durante l'anno circa 60 operazioni chirurgiche al mese, tra emergenze e interventi programmati. Nei mesi di luglio e agosto sospendiamo i ricoveri programmati per cui trattiamo solo i casi urgenti. E il numero degli interventi sale a 90. Perché la popolazione raddoppia con i turisti ma anche la mobilità notturna si intensifica per cui cresce la probabilità che possano verificarsi traumi». Nel 2022 il valore della produzione della Soc di ortopedia e traumatologia di Paola è stato pari a tre milioni e mezzo di euro, un terzo dell'intero stabilimento ospedaliero, più di quanto ha complessivamente prodotto il Giovanni Iannelli di Cetraro.

La razzia dalle regioni del Nord

L'alto rendimento è dovuto soprattutto alla protesica: «Un ambito – dice Candela – in cui persiste ancora una elevata migrazione sanitaria verso altre regioni. In parte incoraggiata pure dalla presenza sul nostro territorio di ambulatori privati in cui operano colleghi provenienti dal Nord Italia e che drenano pazienti verso le strutture della Toscana, dell'Emilia Romagna, della Lombardia. Una vera e propria razzia. Forse bisognerebbe regolamentare questa attività ma pure chiedere ai medici di base di indirizzare i loro assistiti nelle strutture pubbliche del territorio dove operano valenti professionisti. Qui a Paola lo scorso anno abbiamo impiantato 168 protesi, prevalentemente per anca e ginocchio. Effettuiamo inoltre i reimpianti. Poi – informa ancora il direttore dell’ortopedia paolana - eroghiamo le prestazioni di chirurgia APA/PAC. Si tratta di quei pacchetti ambulatoriali anche complessi per i quali l'utente corrisponde un ticket forfettario ricevendo un insieme di prestazioni tra cui quegli interventi di chirurgia che non necessitano di ricovero, come ad esempio, quello per il trattamento del tunnel carpale».

Dei venti posti letto previsti per decreto, al San Francesco l'ortopedia ne ha attivati 18 di cui 14 ordinari e 4 destinati al day surgery. Viene pure garantita l'attività ambulatoriale per due giorni a settimana: «Tra i nostri punti di forza vi è l'alto tasso di utilizzo di questi posti letto: nel 2022 si è attestato al 107,2% con un tempo di degenza medio di 6,4 giorni per singolo paziente. Questo ci consente di poter ospitare un alto numero di ricoveri con servizi eccellenti. Come vede – conclude Candela – anche in Calabria è possibile trovare una sanità che funziona».