Il Gip del Tribunale di Cosenza Letizia Benigno, ha emesso due misure cautelari nei confronti di altrettanti imprenditori residenti nel territorio della provincia, su richiesta della Procura, per i reati di occultamento e distruzione di documenti contabili ed evasione fiscale. I provvedimenti sono stati eseguiti dai militari della compagnia di Paola della Guardia di Finanza. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore pari a tre milioni e 700mila euro.

Nascosti al fisco ricavi per un totale di 11 milioni di euro

Le misure cautelari hanno riguardato l’amministratore di fatto di una società attiva nel settore della commercializzazione di macchine e attrezzi agricoli, che dal 2011 ad oggi, ha nascosto al fisco ricavi per 11 milioni di euro, sottoposto agli arresti domiciliari, e un prestanome, destinatario dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, al quale è stato anche imposto il divieto di esercizio di qualsiasi attività di impresa e di assunzione di cariche all’interno di persone giuridiche per la durata di un anno. Le indagini penali sono scaturite da due verifiche fiscali, avviate dalle Fiamme Gialle. Le investigazioni, coordinate dalla Procura di Cosenza e rese particolarmente complesse ed articolate anche a causa della mancata esibizione e consegna della documentazione contabile, occultata al fine di ostacolare la ricostruzione degli affari e del reddito, hanno riguardato anche numerose altre imprese, tutte operanti nel medesimo settore e facenti parte di uno stesso gruppo societario, riconducibile ad un’unica famiglia ed in particolare ad un dominus, individuato nell’indagato posto ai domiciliari.

Controlli incrociati e analisi approfondite

Le Fiamme Gialle, nell'ambito dell'operazione denomitata Tractorium, attraverso controlli incrociati effettuati nei confronti di oltre 200 imprenditori e persone informate, indagini finanziarie su movimentazioni di svariati milioni di euro, l’acquisizione e l’esame di voluminosa documentazione, l’analisi approfondita della storia di tutte le società coinvolte, la ricostruzione puntuale, dal 2000 al 2018, dei vari passaggi delle quote sociali e delle cariche societarie, hanno messo in evidenza la reale posizione fiscale della società fantasma e definito il ruolo dell’amministratore di fatto. Per nascondere i ricavi al fisco da una parte non sono state dichiarate operazioni imponibili, dall’altra si è fatto ricorso a fatturazioni per operazioni inesistenti, simulando tra l’altro, la vendita di terreni e di macchine e attrezzature agricole a prezzi gonfiati. Il totale delle imposte evase, secondo la ricostruzione dei finanzieri, è di tre milioni e 700mila euro, pari al valore del sequestro preventivo di beni disposto dal Giudice per le indagini preliminari. Al temine delle indagini, sono state denunciate altre due persone.