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Cade l'accusa per l'ultima delle otto persone coinvolte nell'operazione antiusura della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro denominata "Breccia". Si tratta di Renzo Tropea, la cui posizione era stata stralciata da quella dei coimputati Rosetta Esposito, Domenico Esposito, Vincenzo Talarico, Antonio Talarico, Salvatore Macrì, Giuseppe Tropea e Carmine Tropea, già assolti con formula ampia il 25 settembre scorso. Oggi anche per Renzo Tropea i giudici hanno pronunciato l'assoluzione "perché il fatto non sussiste", come richiesto dal difensore, l'avvocato Luigi Falcone. Al processo erano costituite parte civile le presunte vittime, che con le loro denunce avevano dato il via alle indagini, assieme all'associazione Libera ed all'associazione antiracket. L'inchiesta antiusura, condotta dalla squadra mobile di Catanzaro, e sfociata nel blitz denominato "Breccia" scattato all'alba del 31 maggio 2013, è partita proprio a seguito della segnalazione di un ristoratore di un noto villaggio turistico di Cropani, sulla costa jonica catanzarese, il quale raccontò che dopo anni non poteva più reggere le richieste di denaro e le minacce di morte dei suoi aguzzini. Dalle indagini a carico delle otto persone raggiunte dall'ordinanza cautelare, indagate per concorso in usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, sarebbe , secondo le accuse cadute davanti all'autorità giudiziaria, che per due distinti prestiti di denaro di 10mila euro, nonostante la restituzione dell'intera somma capitale, l'imprenditore vittima delle vessazioni sarebbe stato costretto a pagare interessi variabili tra il 150% e il 180% annui, nonchè a cedere beni strumentali utilizzati per la gestione dell'attività di ristorazione per un valore di alcune decine di migliaia di euro. Le richieste di denaro nei confronti della vittima sarebbero avvenute anche con pestaggi e minacce a lui ed ai suoi familiari.
Gabriella Passariello