Autobomba di Limbadi, don Stamile: «Il gesto di De Pace calpesta le vittime di mafia»

Il referente regionale di Libera ha commentato il gesto del legale di Rosaria Scarpulla che di fronte alle telecamere ha strappato le tessere dell’associazione

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di Redazione
15 giugno 2018
17:24

«La deontologia professionale impone ai professionisti il rispetto del cosiddetto “codice etico”, che ogni determinata professione custodisce come elemento essenziale e consegna a tutti coloro i quali si predispongono ad esercitarla. In special modo chi esercita l’antica e nobile professione dell’avvocatura, dovrebbe con ogni mezzo porsi al servizio della verità e della giustizia, non a caso gli avvocati vengo indicati anche come operatori del diritto».


Con queste parole, affidate a un comunicato, il referente regionale di Libera Calabria, don Ennio Stamile, è intervenuto sulle dichiarazioni dell’avvocato De Pace, legale di Rosaria Scarpulla, madre di Matteo Vinci, ucciso con un’autobomba lo scorso 8 aprile a Limbadi. De Pace, in una recente intervista, ha accusato l’associazione e le istituzioni di aver abbandonato la donna e di fronte alle telecamere ha strappato le tessere di iscrizione al movimento antimafia.



«Nel plateale gesto posto in essere dall’avvocato della Signora Rosaria Scarpulla, Giuseppe De Pace – continua il comunicato -, quello cioè di strappare la tessera di Libera senza peraltro dire che era vecchia di almeno tre anni, si è letteralmente e strumentalmente calpestata la verità circa il presunto abbandono da parte della nostra Associazione nei confronti della Signora Scarpulla».


Libera ha voluto ricordare che «è la prefettura a stabilire se una persona necessita o meno della scorta. Questa delicata decisione viene presa dal Prefetto dopo aver ascoltato il comitato sicurezza ed ordine pubblico composto dai vertici delle forze dell’ordine di ogni Provincia. Non sono i singoli cittadini né le varie associazioni a doverne determinare e dettare le condizioni».


Nel proseguo l’associazione ha evidenziato che «siamo stati e continueremo a stare vicino alla Signora ed alla sua famiglia, in diverse occasioni, durante la fiaccolata organizzata all’indomani dell’efferato omicidio, con note stampa ed articoli, con visite periodiche alla signora che a volte abbiamo accompagnato anche in campagna con la nostra macchina visto che ancora non si sente di guidare».


Secondo Don Stamile, «strappare platealmente una tessera - anche se datata - dinanzi alle telecamere, significa calpestare la dignità e l’impegno di tanti familiari delle vittime innocenti, associazioni, sindacati, scuole di ogni ordine e grado, testimoni di giustizia, imprenditori, giovani e meno giovani che si impegnano quotidianamente in Libera perché credono nei valori di cui essa è portatrice. Le vittime ed i loro familiari hanno bisogno di verità, di giustizia e di autentica solidarietà fatta di parole vere e di gesti concreti, non di strumentalizzazioni pubblicitarie o di altro vario genere», ha concluso il referente.

 

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