Il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, in primo grado, era stato condannato a dieci anni di reclusione, pena ora diminuita a sette anni e otto mesi
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Scende in appello la condanna per il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice accusato di avere ucciso il fotografo lametino Gennaro Ventura. Sette anni e otto mesi, questa la pena inflittagli dalla Corte d’Assise d’Appello, mentre in primo grado il pentito era stato condannato a dieci anni di reclusione.
Per Domenico Cannizzaro, colui che avrebbe progettato l’omicidio, il processo d’appello sarà a gennaio. Un duro colpo per i familiari di Ventura che ora puntano al ricorso in Cassazione. Gennaro Ventura, fotografo, carabiniere in congedo, scomparve nel nulla a Lamezia Terme il 16 dicembre del 1996. Anni e anni di ricerche, di buio totale fino al ritrovamento nel 2008 in un casolare abbandonato, con ancora accanto l’attrezzatura da lavoro, il cellulare, la fede nuziale e altri oggetti personali. Visibile a chiare lettere sulla borsa da fotografo il suo nome. Un ritrovamento che restituì alla famiglia un corpo su cui piangere. I funerali furono un bagno di folla. Finalmente qualcosa si era smosso, ma mancavano ancora i colpevoli. Si dovette aspettare l’operazione Andromeda affinché il pentito Gennaro Pulice si autoaccusasse del delitto.
Il mandante, invece, sarebbe stato Domenico Canizzaro, deciso a punire l’ex carabiniere per avere portato all’arresto, quando era nell’Arma, di un suo familiare.
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