Sentenza in abbreviato del gup del Tribunale di Lamezia Terme per il delitto dell’ufficiale giudiziario accoltellato a morte dentro casa
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Dodici anni di reclusione Foca Carchedi, 30 anni, di Francavilla Angitola, accusato di aver accoltellato il 20 febbraio dello scorso anno Mario Torchia, il 59enne ufficiale giudiziario che prestava servizio all’Unep del Tribunale di Vibo Valentia. Questa la decisione del gup del Tribunale di Lamezia Terme, Emma Sonni, al termine del rito abbreviato che è valso per l’imputato uno sconto di pena di un terzo. Il pm Marta Agostini aveva chiesto la condanna di Foca Carchedi alla pena dell’ergastolo. Il giudice ha riconosciuto la semi infermità mentale nei confronti dell’imputato ed escluso le aggravanti dei motivi abietti e futili nel fatto di sangue, così come la premeditazione. Ad uccidere Mario Torchia, colpito da tre fendenti, sarebbe stato un unico colpo fatale sferrato alla tempia dal giovane che si è avventato sull’ufficiale giudiziario per motivi che restano ancora da accertare. Gli altri due colpi lo hanno raggiunto al fianco e all'addome. L’imputato è stato condannato al pagamento di una provvisionale ai familiari della vittima, parti civili nel processo con l’assistenza dell’avvocato Franco Muzzopappa.
Nella colluttazione avvenuta a Francavilla Angitola nell’abitazione di Mario Torchia è rimasto ferito anche il figlio dell’ufficiale giudiziario, Giuseppe, di 25 anni, intervenuto in soccorso del padre. Il giovane era poi stato ricoverato in ospedale a Catanzaro, dove aveva subito un intervento. Foca Carchedi (difeso dagli avvocati Franco Giampà e Antonella Scavello) aveva raggiunto già armato di coltello l’abitazione dell’ufficiale giudiziario facendosi accompagnare da un amico che, ignaro delle sue intenzioni, l’aveva lasciato davanti all’abitazione che lo stesso Carchedi frequentava abitualmente visti i legami esistenti con la famiglia Torchia. Lo stesso avrebbe poi autonomamente fatto ritorno a casa dove avrebbe riferito ai suoi genitori del fatto di sangue. Mario Torchia, molto conosciuto a Francavilla e in provincia di Vibo, prestava servizio all’Unep del Tribunale di Vibo Valentia, era stato impegnato in politica e aveva fatto ritorno al suo paese da qualche mese prima del fatto di sangue dopo un periodo di cure trascorso a Roma.
Tempestivo era stato l’intervento dei carabinieri che avevano subito fermato e condotto in caserma l’autore del delitto. Foca Carchedi era stato rintracciato nella sua abitazione. Accompagnato in caserma, in evidente stato confusionale, non aveva risposto alle domande degli investigatori. Successivamente era stato condotto nel carcere di Catanzaro.
Sul luogo del delitto anche la Scientifica per ricostruire con maggiore precisione la dinamica di un fatto di sangue che ha sconvolto Francavilla Angitola. Nelle vicinanze della casa teatro della tragedia, i carabinieri avevano rinvenuto l’arma utilizzata per uccidere il professionista, ancora impregnata di sangue. L’assassino, figlio di un medico condotto, soffriva di un disturbo depressivo.