Respinta la richiesta di scarcerazione del 43enne di San Calogero e confermata l’ordinanza del gip del Tribunale di Vibo
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Resta in carcere Antonio Pontoriero, 43 anni, di San Calogero, accusato dell’omicidio volontario di Sacko Soumaila, ucciso a colpi di fucile il 2 giugno scorso nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla”. Il Tribunale del Riesame ha infatti respinto la richiesta di scarcerazione della difesa del 43enne confermando l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, l’8 giugno scorso sulla scorta della reiterabilità delle condotte e e dell’estrema gravità dei fatti. Il magistrato aveva sottolineato nell’ordinanza anche il concreto pericolo di inquinamento probatorio, come provato in tal senso dall’attivazione dei familiari di Antonio Pontoriero e dalla condizione di estrema vulnerabilità delle principali fonti dichiarative (ragazzi extracomunitari).
La ricostruzione degli inquirenti
Il fucile con il quale è stato aperto il fuoco non è stato ancora ritrovato e ciò ha porta il gip – tesi che ha ora retto pure dinanzi al Tribunale del Riesame – a rimarcare la prospettabilità di “sentimenti astiosi e vendicativi nei confronti degli stranieri, principali accusatori” di Antonio Pontoriero. Immanente anche l’interesse familiare ad assicurarsi “l’indisturbato possesso di tutta la zona di località Tranquilla, i cui terreni e il casolare diroccato i Pontoriero occupano senza titolo”. Dinanzi al Tribunale del Riesame, anche quella che il gip ha definito come “elevata aggressività, assenza di autocontrollo e, verosimilmente, pochezza dei motivi scatenanti da parte di Antonio Pontoriero”, che denotano oltremodo l’elevato grado di pericolosità e impulsività caratterizzante la personalità del 43enne di San Calogero, “certamente incline a non disdegnare il ricorso a sistemi oltremodo violenti, aggressivi e sbrigativi, onde tutelare i propri supposti interessi e comunque risolvere l’ordinaria conflittualità interpersonale”.
Il ritorno in Mali della salma
Il barbaro omicidio di Sacko Soumaila ha scatenato un’ondata di indignazione in tutta Italia, dalle più alte cariche politiche ai cittadini comuni. Dopo un viaggio di oltre undici mila chilometri, Sacko – che si era recato in bicicletta dalla tendopoli San Ferdinando nell’area dell’ex Fornace di San Calogero per prelevare delle vecchie lamiere – è stato sepolto nel cimitero di Sambacanou un villaggio del Mali, nazione dalla quale proveniva Sacko, attivista a Rosarno del sindacato Usb e sempre in prima per difendere i diritti dei migranti e dei lavoratori.
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