Per la Dda è l’esecutore materiale del delitto ma l’uomo si è sempre professato innocente. Inflitti all'imputato 17 anni di carcere
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La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha ridotto la condanna a Massimiliano D’Elia, ritenuto dalla Dda di Catanzaro, l’esecutore materiale dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, ucciso a Città 2000, zona centrale di Cosenza, nel settembre del 2011. L’imputato, che si è sempre professato innocente, è stato condannato a 17 anni di reclusione, esclusa l’aggravante mafiosa (agevolazione della cosca “Lanzino-Patitucci” di Cosenza), nonché quella premeditazione e dei futili motivi (attenuanti generiche prevalenti rispetto alle contestate aggravanti).
La procura generale di Catanzaro, tuttavia, nel corso della requisitoria aveva invocato la conferma della condanna di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Cosenza, dove il collegio giudicante presieduto dal presidente Paola Lucente aveva inflitto 28 anni e 6 mesi di carcere a Massimiliano D’Elia.
Dunque, secondo i giudici di secondo grado il delitto sarebbe maturato per motivi personali. I collaboratori di giustizia infatti avevano parlato di più moventi riconducibili al contesto mafioso di Cosenza. La difesa, rappresentata dagli avvocati Fiorella Bozzarello ed Enzo Belvedere, preannuncia ricorso in Cassazione dopo che leggerà le motivazioni della sentenza.