Il Gip mette nero su bianco nell’ordinanza dell'inchiesta 'Reventinum' come Pino e Luciano Scalise abbiano commissionato il delitto perché il legale era considerato responsabile di avere agevolato il capo cosca rivale Domenico Mezzatesta
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Luciano Scalise. Sarebbe lui il mandantd dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso mentre rientrava nella villa di via Marconi a Lamezia Terme il 9 agosto 2016. A poche settimane dai fermi dell’operazione Reventinum che ha permesso di inquadrare il perimetro in cui sarebbe maturato il delitto, ora il Gip mettere nero su bianco nell’ordinanza come Scalise siano in concorso morale tra loro coloro che «deliberavano l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, incaricando per la materiale esecuzione il loro sodale, killer della cosca che cagionava la morte. Delitto commissionato perché l’avvocato era considerato responsabile di avere agevolato il capo cosca rivale Domenico Mezzatesta, sia nel processo che vedeva quest’ultimo insieme al figlio Giovanni, responsabile del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, sia nel periodo della sua latitanza, proprio durante la quale veniva eliminato Daniele Scalise». Allo stesso tempo però il Gip precisa che «allo stato attuale delle investigazioni, non è possibile individuare il contesto in cui maturava la decisione di affidare l’incarico a Gallo Marco e, conseguentemente, il ruolo avuto da Scalise Pino in tale processo decisionale». Marco Gallo viene invece definito come «partecipe alla cosca Scalise con il ruolo precipuo di killer del clan che poneva le proprie capacità a disposizione dell’attività mafiosa della cosca di ‘ndrangheta di appartenenza eseguendo per la medesima l’omicidio del noto penalista Francesco Pagliuso, nonché l’omcidio di Gregorio Mezzatesta, fratello del capo clan della cosca rivale Mezzatesta».
Tre nuovi indagati
Nell’ordinanza, rispetto al dispositivo di fermo, vengono inseriti tre nuovi indagati. Si tratta di Domenico e Giovanni Mezzatesta, quali capi della cosca contrapposta a quella degli Scalise e Marco Gallo, come presunto esecutore materiale del delitto del penalista. Scarcerati invece Cleo Bonacci, Eugenio Tomaino, Giovanni Mezzatesta, Livio Mezzatesta, Giuliano Roperti e Ionela Tutuianu, per i quali il gip ha ritenuto non sussistenti gli elementi per le esigenze cautelari.