Un trentacinquenne di nazionalità rumena è stato arrestato con l'accusa di omicidio in concorso, con l’aggravante della premeditazione e del metodo mafioso, in riferimento all'uccisione di Francesco Catalano, avvenuta nel 2019 a Reggio Calabria.
Ad eseguire l'arresto, personale della Squadra mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con gli operatori del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia della Direzione centrale della Polizia criminale e della Polizia di Frontiera dell’aeroporto di Roma “Fiumicino”.

L'omicidio nel febbraio del 2019, i responsabili dell’uccisione non avevano lasciato scampo a Catalano: l’uomo era stato colpito da almeno sette colpi di arma da fuoco, esplosi a distanza ravvicinata, mentre si trovava nei pressi della sua abitazione, nel quartiere reggino di Arghillà.

Le indagini, avviate dalla Squadra mobile e coordinate dalla Dda di Reggio, hanno immediatamente consentito di inquadrare il delitto nel più ampio contesto della criminalità organizzata cittadina. Ed infatti, la misura cautelare ora eseguita si colloca nell’ambito dell’operazione “Gallicò”, condotta nel febbraio scorso dalla Squadra mobile, dalla Sisco e dall’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria, che ha coinvolto 18 persone, indagate a vario titolo per i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori.

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Il destinatario del provvedimento restrittivo, emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura, si era allontanato da Reggio Calabria pochi mesi dopo il delitto ed è stato rintracciato ed arrestato, ai fini estradizionali, il 22 febbraio nel Regno Unito, a seguito di specifica attività curata dalla Squadra mobile e, per i profili internazionali, dal servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, con il costante coordinamento della Dda di Reggio Calabria.

L’indagato, allo stato del procedimento ancora in fase di indagini preliminari e fermo restando il principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato, è chiamato a rispondere di omicidio in concorso, con l’aggravante della premeditazione e del metodo mafioso, e di detenzione e porto illegale di arma da fuoco. Rientrato in Italia, l’uomo è stato condotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.