D'Alessio in conferenza stampa ha illustrato i dettagli sul fatto di sangue avvenuto lo scorso novembre a San Giovanni di Gerace: «L'ipotesi del suicidio non aveva convinto gli inquirenti»
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«È stato un omicidio particolarmente spietato, probabilmente premeditato da un anno, e quando non rientra nella sfera di criminalità organizzata, è nostro dovere trovare una soluzione al più presto». Così il Procuratore di Locri Luigi D’Alessio ha definito l’omicidio di Vincenzo Cordì, il cameriere gioiosano il cui corpo è stato trovato carbonizzato all’interno della sua autovettura nel novembre scorso a San Giovanni di Gerace.
Arrestate tre persone
Con il coordinamento della Procura di Locri, i militari hanno dato esecuzione, su richiesta del Gip, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere di tre persone, accusate in concorso, di essere i responsabili del grave fatto di sangue. Si tratta della moglie della vittima Susanna Brescia, del figlio della donna Francesco Sfara avuto dal primo matrimonio, e dell’amante Giuseppe Menniti, operaio pregiudicato. I dettagli sono stati illustrati direttamente dal Procuratore di Locri Luigi D’Alessio in conferenza stampa.
«È un fatto – ha sottolineato il Procuratore - che si gioca su una serie di prove scientifiche che abbiamo acquisito grazie al prezioso lavoro dei Ris di Messina. Un maschicidio? Si, ma non dobbiamo abbassare la guardia sulle dinamiche familiari di violenza che vedono spesso le donne come parte offesa. Questo – ha precisato – è un caso che farà scuola».
L'ipotesi di suicidio
La donna, al fine di depistare le indagini, ha tentato di far credere agli inquirenti che il compagno si fosse suicidato a causa del periodo di depressione che stava attraversando. «Sin da subito i carabinieri non hanno creduto a questa ipotesi – ha chiarito il comandante provinciale dell’Arma Giuseppe Battaglia - È stata un’indagine approfondita e svolta con passione da tutti. Un grande lavoro per il comando provinciale e per i reparti che tutt’ora stanno ancora lavorando».
Secondo la ricostruzione degli investigatori, Cordì sarebbe stato condotto con l’inganno dalla moglie a spingersi in aperta campagna, prima di essere tramortito e cosparso di benzina all’interno della sua Fiat 16. Per il colonnello del Gruppo Carabinieri di Locri «E’ un delitto efferato non solo per le modalità di consumazione, ma soprattutto perché è un omicidio profondamente premeditato, con una capacità di pianificazione dai contorni macabri».