Condanna a 17 anni e 4 mesi di reclusione per Giuseppe Zangari, 47 anni di Spadola, accusato del delitto del commercialista Bruno Lacaria, 52enne suo amico e concittadino. Il pubblico ministero della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, al termine della requisitoria aveva chiesto 21 anni di carcere. La sentenza del gup del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, arrivata dopo un processo con rito abbreviato (che ha consentito uno sconto di pena pari ad un terzo) ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. L’imputato è stato altresì condannato a tre anni di libertà vigilata ed al pagamento di una provvisionale di 25mila euro in favore delle parti civili. Il resto del risarcimento dei danni avverrà in sede civile dove a rappresentare i familiari della vittima ci sono gli avvocati Serravalle, Mercurio e Barbara.

 

A difendere l’imputato, invece, gli avvocati Giancarlo Pittelli, Enzo Galeota e Michele Ciconte.

 

Omicidio e false dichiarazioni al pubblico ministero le accuse contestate all’imputato giudicato allo “stato degli atti”. Secondo gli inquirenti il tentativo di suicidio con un pesticida sarebbe stato messo in atto dal commerciante Giuseppe Zangari per allontanare da sé stesso i sospetti per la scomparsa di Bruno Lacaria. Un delitto, allo stato, senza premeditazione. La svolta nelle indagini si è avuta dalle dichiarazioni dello stesso Zangari (in foto) che si è autoaccusato dell’omicidio, conducendo sul posto i carabinieri per il ritrovamento del cadavere. Secondo il racconto di Zangari, sarebbe stato il commercialista Bruno Lacaria a chiedergli di arrivare in auto nel bosco dove è stato poi compiuto il delitto. Zangari ha riferito di aver colpito la vittima con un bastone dopo una lite. Bastone che non è stato però ritrovato.

 

Lacaria era scomparso da Spadola l’8 febbraio dello scorso anno. Il cadavere è stato ritrovato in un bosco al confine fra i comuni di Brognaturo e Cardinale.