Così si è espressa la Corte d’Appello di Catanzaro sull’omicidio del legale lametino assassinato nel 2002. Sei anni al pentito Michienzi che con le sue dichiarazioni ha permesso la chiusura delle indagini
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Un vero e proprio stravolgimento rispetto all’appello di primo grado. La Corte d’Appello di Catanzaro si è espressa oggi sull’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco con pene pesanti: trenta anni di carcere ai fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, sei anni per il pentito Francesco Michienzi e assoluzione per Tommaso Anello, ritenuto il boss dell’omonima cosca di ‘ndrangheta.
Nel 2017 gli imputati erano stati tutti assolti, ma la sentenza venne poi impugnata dal sostituto procuratore Luigi Maffia. Si conclude oggi a 19 anni di distanza, almeno dal punto di vista giudiziario, una vicenda molto dolorosa che ha segnato la storia di Lamezia Terme. L’avvocato Ciriaco venne ucciso la sera del primo marzo del 2002 in un agguato mentre rientrava a casa dal suo studio legale.
A raggiungerlo arrivato al bivio di Maida mentre guidava il suo fuoristrada tre colpi di arma da fuoco partiti da una Fiat Punto che venne trovata carbonizzata. Parte da lì una storia attraversata da tanti interrogativi, tanto che le indagini vennero chiuse soltanto nel 2014 dopo le dichiarazioni del pentito Michienzi che raccontò di come avesse articolato l’agguato d’intesa con i fratelli Fruci. Una vera e propria esecuzione per impedire che Ciriaco acquisisse un’impresa edile destinata ad altri.