Risponde in concorso con suo fratello Giuseppe “Nuccio” e Davide Gentile. Il delitto rientrerebbe nella faida combattuta nel Reggino tra il 2011 e il 2012 tra le famiglie Priolo e Brandimarte
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Il gup di Reggio Calabria ha condannato a 30 anni di carcere Alfonso Brandimarte, accusato dell’omicidio di Francesco Bagalà, avvenuto a Gioia Tauro la notte tra il 25 e il 26 dicembre 2012. Una sentenza che accoglie in pieno la richiesta del pubblico ministero Francesco Ponzetta, sostituto procuratore della Dda dello stretto. Alfonso Brandimarte, difeso dagli avvocati Domenico Ascrizzi e Valerio Spigarelli, risponde in concorso con suo fratello Giuseppe “Nuccio” Brandimarte e Davide Gentile. Gli ultimi due hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario e sono sotto processo davanti alla Corte d’assise di Palmi.
L’omicidio di Francesco Bagalà, secondo la ricostruzione della procura antimafia di Reggio Calabria, rientra nella faida combattuta a Gioia Tauro tra il 2011 e il 2012 tra le famiglie Priolo e Brandimarte. Una faida inaugurata dall’uccisione nel luglio 2011 di Vincenzo Priolo per mano di Vincenzo Perri, legato da rapporti di parentela ai Brandimarte, e proseguita con tentato omicidio di Nuccio Brandimarte, dall’omicidio di Giuseppe “Pepè” Priolo e conclusasi con l’uccisione di Bagalà.
I carabinieri della compagnia di Gioia Tauro riuscirono a identificare i due presunti autori del delitto, Alfonso Brandimarte e Gentile, grazie al sistema di videosorveglianza cittadino che immortalato il pedinamento e l’uccisione di Bagalà, avvenuto mentre si trovava in auto sotto casa. Per gli inquirenti, Bagalà pagava la partecipazione al pestaggio di Perri, nel quale rimase ucciso Vincenzo Priolo, e probabilmente anche il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte.
Una ricostruzione che ha passato il vaglio del gip, del tribunale del riesame e quello della Cassazione, prima della sentenza del gup distrettuale che ha condannato Alfonso Brandimarte a 30 anni di carcere.
f.a.