Boss e non solo, eliminati per stabilire un nuovo ordine, per segnare cambiamenti epocali. Dalla mattanza di Locri del 1967 al delitto del boss Giuseppe Nirta. Ecco l'elenco
Stragi e omicidi che hanno cambiato la storia della ’ndrangheta in Calabria
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Stragi e omicidi che hanno cambiato la storia della ’ndrangheta in Calabria
Stragi e omicidi che hanno cambiato la storia della ’ndrangheta in Calabria
La strage al mercato di Locri segnerà per sempre la città. È il 23 giugno del 1967. La sparatoria causa la morte di un uomo innocente oltre a quella di altri due uomini ritenuti vicini alle 'ndrine locali. Successivamente, dalle indagini, si ipotizza che l'obiettivo della sparatoria fosse, in realtà, solo Domenico Cordì che paga con la vita un affronto fatto ad Antonio Macrì. Muoiono anche Vincenzo Saracino e Carmelo Siciliano, vittima innocente. Sono questi i presupposti che danno inizio ad una lunga e sanguinosa guerra di 'ndrangheta, nella provincia di Reggio Calabria, che vede contrapporsi le 'ndrine Cataldo - Cordì.
Le schede andate in onda nell'ottava puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta. Clicca sui numeri in basso per consultarle:
Giovanni De Stefano venne assassinato al Roof Garden sul lungomare di Reggio Calabria il 24 novembre del 1974. Nell'agguato rimase ferito Giorgio De Stefano. È l'inizio della prima guerra di 'ndrangheta che costerà in tre anni duecento morti ammazzati, ferimenti e vari attentati.
Il 20 gennaio 1975 Antonio Macrì nella prima guerra di 'ndrangheta venne ucciso in un agguato a Siderno in contrada Zammariti e venne ferito Francesco Commisso. Macrì, noto anche come u Zzi Ntoni era il più importante boss calabrese. Capobastone della 'ndrangheta calabrese e capo dell'omonima cosca, controllava la zona della Locride negli anni cinquanta e sessanta. Era legato anche a Cosa nostra siciliana e americana.
Domenico Tripodo fu un altro grande boss della vecchia guardia. Fu arrestato nel febbraio 1975 e incarcerato nella prigione di Poggioreale a Napoli. Venne ucciso il 26 agosto 1976 in cella su richiesta di Paolo De Stefano dalla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che lavorava con loro nel traffico di droga per mano di due giovani killer.
Capobastone della 'ndrina dei De Stefano, è stato protagonista della prima guerra di 'ndrangheta. Subisce un attentato nel 1974 da parte di esponenti del clan Tripodo, all'interno del bar Roof Garden di Reggio Calabria ma rimane solamente ferito, muore invece il fratello Giovanni De Stefano. Le altre 'ndrine temendo per i loro affari decisero di ucciderlo. Il delitto si consumò a Santo Stefano in Aspromonte il 7 novembre 1977 e segnò il punto di non ritorno della prima guerra di 'ndrangheta.
Il 14 dicembre 1977, due killer uccisero Luigi Giginu "U zorru" nei pressi del cinema Garden di Cosenza. L'omicidio del capobastone segna l'ascesa dei gruppi Pino-Sena e Perna-Pranno nella città bruzia.
Paolo de Stefano è stato il capo dell’omonima cosca di Reggio Calabria, dopo la morte del fratello Giorgio. Sopravvisse alla prima guerra di 'Ndrangheta che scoppiò nella città dello Stretto negli anni settanta, per diventare poi il boss più potente del reggino. Fu ucciso il 13 ottobre del 1985. È l'inizio della seconda guerra di mafia: 700 morti fino al 1991 e la spaccatura fra i De Stefano e i Condello.
Domenico Giovinazzo fu ucciso il 22 maggio del 1990. Freddato a colpi di kalashnikov a Taurianova. Giovinazzo era il nipote e il successore del boss Giuseppe Avignone. A Taurianova inizia il terrore.
Il 2 maggio 1991 il boss Rocco Zagari sta facendo la barba dal barbiere, quando un killer, armato di semi-automatica calibro 7,65mm, fa esplodere diversi colpi che lo inchiodano sulla sedia con il volto ancora insaponato dalla schiuma. A Taurianova esplode la faida che provoca 32 morti e vede contrapposte le 'ndrine dei due paesi che erano stati accorpati per formare Taurianova, ovvero gli Zagari-Avignone-Viola-Fazzalari di Jatrinoli e gli Asciutto-Neri-Grimaldi di Radicena.
È il 3 maggio del 1991. È la vendetta per la morte di Rocco Zagari. Quel giorno a morire sono quattro persone, in orari differenti, nella giornata ora ricordata come venerdì nero. Il salumiere Giuseppe Grimaldi viene decapitato, la testa fatta bersaglio dai killer a due passi dalla piazza principale del paese. Vengono uccisi anche Pasquale Sorrento, Giovanni Grimaldi, e Rocco La Ficara.
Il 17 settembre 1991 un commando di sedici persone, a bordo di quattro auto sterminò la famiglia Versace. Fecero fuoco uccidendo i fratelli Antonio e Michele, mentre un terzo, Biagio, riuscì a salvarsi buttandosi sotto un’auto. Erano ritenuti i boss indiscussi della città della Piana.
Giuseppe Nirta, capobastone della 'ndrina dei Nirta La Maggiore di San Luca, fu ucciso il 19 marzo del 1995 a Bianco con cinque colpi alla testa in casa sua alle 5 del pomeriggio. Classe 1913, era il fondatore dell'omonimo clan. Fu arrestato nel 1992 insieme ad altre 33 persone, ma a causa della sua età avanzata gli furono concessi gli arresti domiciliari.
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