VIDEO | Tre diverse intimidazioni nel giro di un anno alla Idrogeo, azienda di San Marco Argentano specializzata nella costruzione di grandi infrastrutture. Uno dei titolari: «Chiediamo uno sforzo in più anche per dare un segnale alle altre attività che operano in questo territorio»
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L’ultimo episodio è quello più inquietante: ignoti hanno esploso due colpi di arma da fuoco contro il portoncino di ingresso dello chalet di famiglia immerso nei boschi di Fagnano Castello. Due proiettili di grosso calibro che hanno perforato il legno, sparati da distanza ravvicinata e ad altezza d’uomo. Una pallottola ha danneggiato pure il muro di una parete, un'altra ha attraversato pure il tramezzo in muratura finendo nella stanza attigua.
Misteriosa intimidazione
L’intimidazione, consumata lo scorso 27 novembre, ha notevolmente scosso i titolari della Idrogeo, azienda certificata specializzata nella costruzione di grandi opere infrastrutturali con sede nella zona industriale di San Marco Argentano, nel Cosentino. Sul mercato da circa quarant’anni, l’impresa annovera un centinaio di dipendenti, alimentando un notevole indotto che si allarga all’intero territorio nazionale. Gallerie e ponti stradali e ferroviari l'ambito privilegiato di intervento. In questa fase la ditta è impegnata tra l'altro, nella costruzione di un tunnel in Sicilia, a Caltagirone, ma pure nel ripristino della galleria di Coreca sulla Statale 18 e nell'abbattimento e ricostruzione di un viadotto malandato della Statale 283, di collegamento tra San Marco Argentano e Guardia Piemontese. Sarà pronto entro la prossima estate, così da dare sollievo ai flussi turistici tra la costa dell'Alto Tirreno Cosentino verso l'entroterra. Proprio in quest'ultimo cantiere si è verificata la prima misteriosa intimidazione, giusto un anno fa, nel dicembre del 2022: qualcuno si è esercitato nel tiro al bersaglio con un fucile a pallettoni contro un container metallico adibito ad uffici. Episodio prontamente denunciato ai carabinieri.
Mezzo meccanico dato alle fiamme
Due mesi più tardi il secondo episodio, di maggiore gravità e con le conseguenze più pesanti: la sera del 3 febbraio 2023 infatti, con l’ausilio di un bidone di benzina, come accertato successivamente dai vigili del fuoco, è stato dato alle fiamme un mezzo meccanico, un escavatore del valore di poco più di 350mila euro, nuovo di zecca con meno di 80 ore lavorative effettuate. Il rogo è stato segnalato da un passante poco dopo il calare delle tenebre, verso le 19. L’escavatore è andato completamente distrutto nonostante il tentativo di domare l’incendio con gli estintori. Nessun dubbio sulla matrice dolosa. Adesso i criminali che hanno preso di mira la Idrogeo hanno alzato la posta colpendo un luogo legato all’intimità ed agli affetti, collocato peraltro a breve distanza dal cantiere della statale dove, di recente, si è verificata pure l’effrazione di uno dei varchi d’accesso, effrazione commessa dopo aver opportunamente staccato la corrente elettrica ai fari per l’illuminazione notturna. Un lavoro da professionisti per una vicenda per il momento inspiegabile, ma accompagnata dalla comprensibile angoscia di chi ha scelto di lavorare in Calabria e che adesso reclama maggiore tutela e attenzione.
L'appello alle istituzioni
«Non abbiamo mai ricevuto alcuna richiesta estorsiva - dice Giovanni Termine, uno dei titolari dell'impresa che è pure componente degli organi direttivi Ance Calabria - Ci appelliamo alle istituzioni affinché non facciano mancare il loro sostegno e proseguano con l'impegno già profuso fino ad oggi nella ricerca dei responsabili. A tutti chiediamo uno sforzo in più anche per dare un segnale alle altre attività che compongono il tessuto produttivo del territorio. Noi abbiamo denunciato alle forze dell'ordine ogni avvertimento ricevuto ed esortiamo i nostri colleghi imprenditori a fare lo stesso perché è l'unico modo per estirpare il cancro della criminalità. Bisogna denunciare e credere fino in fondo nello Stato».