Gratteri non si tocca. È questo il grido che si è levato ieri in Piazza Duca d’Aosta a Milano. Quasi 150 associazioni da tutta Italia, sindacati, associazioni cattoliche, rappresentanti del giornalismo, della chiesa e dello spettacolo sono arrivati davanti alla Stazione Centrale martedì 5 luglio per la manifestazionedi sostegno a Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro da 30 anni sotto scorta e bersaglio di un progetto di attentato scoperto meno di 2 mesi fa. 

Una manifestazione organizzata in poco più di un mese, condotta da Angela Iantosca e dal giornalista Paolo di Giannantonio, che ha raccolto anche l’adesione di molti volti noti, da Ficarra e Picone a Luca Zingaretti, Pif, Michele Placido, Giovanni Minoli e tanti altri.

Chi non ha potuto essere in piazza ha partecipato con un videomessaggio, come don Maurizio Patriciello, parroco sotto scorta del Parco Verde di Caivano,il presidente della Cei Matteo Zuppi («le mafie sono un fenomeno vigliacco, un virus a cui si risponde con l'impegno di tutti») e uno dei massimi esperti di storia delle mafie Antonio Nicaso, grande amico di Gratteri: «In un Paese in cui il presidente del Consiglio e il ministro della Giustizia non riescono a trovare un momento per esprimere solidarietà a Nicola Gratteri, - ha detto Nicaso - essere stasera a Milano idealmente significa tanto. Mai come in questo momento Gratteri ha bisogno della nostra solidarietà».

Anche il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, con LaC Network e ViaCondotti21 era in piazza per sostenere Nicola Gratteri: «Bisogna sapere da che parte stare e bisogna starci sempre - ha detto il presidente del Gruppo Domenico Maduli-. La legalità è un progetto di vita».

«Non esserci significherebbe dimenticare chi siamo, essere indifferenti e l’indifferenza, come ci ha insegnato Gramsci, è il peso morto della storia», ha invece affermato Paola Bottero, direttore strategico del gruppo Pubbliemme-Diemmecom e del Network LaC.

«Noi di fronte alle minacce abbiamo deciso di stare dalla parte di Gratteri, non potevamo non esserci» ha ribadito il direttore editoriale di LaC Network Alessandro Russo.

Ed ha risposto, Gratteri, all’abbraccio di Milano con un messaggio alla piazza: «Sentire la parte migliore del Paese al nostro fianco mi rafforza».

Questa è la prima manifestazione contro la ‘ndrangheta che si svolge fuori dalla Calabria. Dopo Roma, Milano. E perché non sia un caso fare una manifestazione contro la ‘ndrangheta a Milano lo spiega dal palco Vincenzo Linarello, presidente di Goel Gruppo Cooperativo, parlando direttamente agli ‘ndranghetisti, «Voi che siete qui in piazza ad ascoltarci e a riferire». Siamo a Milano perché è qui che la ndrangheta sta facendo gli affari più redditizi. E noi vogliamo impedirglielo. Qui le mafie investono da anni e fanno i loro business, è qui che la ‘ndrangheta deve essere combattuta. La ‘ndrangheta non è un problema della Calabria, è un problema di tutti».

«Perché a Milano la ‘ndrangheta c’è - dice l‘assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli - ha attaccato le parti sane del Paese, non con gli attentati ma infiltrandosi nell’economia. E questo è ancora più pericoloso».

La scelta di Milano è simbolica, come ha chiarito Pino Aprile, giornalista e presidente del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale. «La ‘ndrangheta è la mafia più internazionale al mondo ed è una delle sei organizzazioni più pericolose secondo il rapporto della Casa Bianca. Al Sud la ‘ndrangheta versa il sangue, al Nord versa i soldi».

Nicola Morra, presidente della CommissioneParlamentareAntimafia, lancia dal palco una stoccata al Governo, dandogli il suo voto sulla sulla lotta alle mafie. Nc, non classificato. «Perché oggi siamo a Milano? - dice Morra - Ce lo ha insegnato Falcone, follow the money. È qui che c’è la ricchezza».

Sul palco c’è anche il capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Alessandra Dolci: «Se non c’è collaborazione con i magistrati calabresi non si va da nessuna parte. La Lombardia è colonizzata dalla ‘ndrangheta, ma ci sono movimenti antimafia che aumentano sempre di più. Grazie a loro e grazie a magistrati come Gratteri credo che alla fine vinceremo».

«Non possiamo fare gli errori di trent’anni fa, quando ci furono le stragi, non possiamo isolare chi combatte le mafieogni giorno» - ha detto la presidente della Commissione Antimafia della Regione Lombardia Monica Forte, scandendo i nomi dei magistrati uccisi dalla mafia. «Allora lo Stato reagì solo dopo. Oggi li celebriamo, ma tutti loro hanno un elemento in comune: la pochezza di chi doveva esporsi al loro fianco e l’isolamento. Chiediamo a pochi di sacrificare la loro vita, gli deleghiamo la lotta alla mafia e poi? Poi allestiamo altari e gli intitoliamo piazze per metterci a posto la coscienza. Bisognaesporsi pubblicamente a favore di chi è impegnato nei processi per mafia. La società civile, le istituzioni e la politica devono dire pubblicamente da che parte stanno».