Le biciclette dei migranti, piene di buste della spesa, percorrono gli ampi viali che nelle intenzioni dei progettisti, avrebbero dovuto permettere una rapida circolazione dei mezzi pensanti in entrata e in uscita dai capannoni industriali. È il tranquillo tran tran domenicale quello che accoglie la delegazione del Garante per le persone detenute che, questa mattina, ha fatto visita alla nuova tendopoli di San Ferdinando.

Le condizioni di vita dei migranti

Il gruppo guidato dal presidente Mauro Palma è stato ricevuto dal sindaco di San Ferdinando Andrea Tripodi, dal vicario del prefetto di Reggio Calabria Anna Aurora Colosimo e dai vertici delle forze di polizia di Gioia Tauro. I membri della delegazione hanno rivolte diverse domande sulle condizioni di vita dei migranti nella nuova struttura, costruita a poche centinaia di metri dalla famigerata baraccopoli abusiva, sorta negli ultimi anni nella zona industriale di San Ferdinando. La nuova tendopoli, gestita dalla Prefettura di Reggio Calabria, ospita al momento circa 500 persone. La presenza, ha spiegato il sindaco Tripodi al presidente Palma, varia in base alle campagne agricole stagionali. In questo momento, infatti, molti immigrati sono impegnati fuori dalla Calabria nella raccolta dei pomodori.

Tensioni sopite



«La particolarità – ha aggiunto il primo cittadino del comune portuale – è che qui si è creata una comunità. I ragazzi che vanno a lavorare fuori preferiscono ritornare a San Ferdinando, dove sono domiciliati, perché qui hanno conoscenze e la presenza di alcuni imam ha permesso di loro di avere anche dei punti di riferimento». Le tensioni tra i migranti e le comunità locali sembrano per il momento sopite. Una corretta gestione del fenomeno migratorio, ha detto Tripodi, tende a una integrazione graduale, nella condivisione non solo del lavoro tra calabresi e africani, ma anche di momenti di quotidianità.

La nuova tendopoli

La Colosimo e Tripodi hanno fatto da Ciceroni alla delegazione all’interno della nuova tendopoli, gestita dalla coop “Exodus”, facendo visitare le tende fornite dal Ministero dell’Interno e anche la tendostruttura usata come moschea. L’area della nuova tendopoli è recintata e videosorvegliata e all’interno possono accedervi solo i migranti che ne hanno diritto. Ognuno di loro è in possesso di un badge, ciò permette secondo il primo cittadino di regolamentare la vita all’interno della tendopoli e condizioni accettabili dal punto di vista igienico-sanitario. «Le condizioni di vita – ha dichiarato il presidente Palma – mi sembra accettabili, soprattutto rispetto a quanto è stato raccontato nel recente passato dai media. Fatti che avevano portato le condizioni dei migranti della piana a diventare un caso internazionale». Le stesse considerazioni non possono valere se ci si sposta solo un po’. Nella baraccopoli, infatti, la delegazione si è potuta rendere conto delle condizioni disumane in cui ancora vivono centinaia e centinaia di migranti. Il primo dirigente del commissariato di Gioia Tauro Diego Trotta ha spiegato al presidente Palma che, nonostante il degrado, la situazione di ordine pubblico all’interno del ghetto è gestita dal commissariato con una certa tranquillità.