Sono i provvedimenti presi dal vescovo Luigi Renzo. Restano vietati gli assembramenti in chiesa, Prime Comunioni e Cresime che erano previste in questo periodo sono rinviate a data da destinarsi
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Tempi duri per chi, in questo periodo, deve contrarre matrimonio cattolico. Nelle scorse ore, infatti, il vescovo monsignor Luigi Renzo, “in attesa di altri eventuali nuovi orientamenti ministeriali ed ecclesiastici liberatori”, ha disposto che sul territorio della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea “sia concessa la proroga sino al prossimo 30 settembre per le celebrazioni i cui documenti sono in scadenza”. Per quelle “il cui Sacramento stesso è già fissato”, invece, ricorda che il decreto ministeriale, “pur non vietandolo, impone che il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni, rispettando in ogni caso le distanze tra i partecipanti”.
Alla base delle decisioni del presule, la gravità e il persistere dello stato di emergenza dovuto al propagarsi del coronavirus. Nella notificazione indirizzata ai parroci della diocesi, monsignor Renzo dispone anche che le celebrazioni delle Prime comunioni e delle Cresime - previste in questo particolare momento dell’anno pastorale - “vengano sospese e rimandate a data da destinarsi. Ci si rende conto che si tratta di limitazioni che sono motivo di sofferenza, anche perché tutto era stato già predisposto e programmato da tempo - sottolinea al riguardo monsignor Renzo - ma davanti alle ragioni della salute pubblica e propria non si può transigere e occorre attenersi alle stringenti normative emanate. Vi ringrazio per l’impegno profuso finora al servizio della comunità e vi raccomando ancora pazienza e saggezza pastorale”.
Tra le considerazioni che hanno portato il vescovo a prendere tali provvedimenti, il fatto “che in tanti stanno chiedendo delucidazioni sul da farsi”, l’eventualità “che ognuno si organizzi a modo proprio anche con il rischio di possibili provvedimenti sanzionatori da parte delle pubbliche autorità”, il fatto che al momento “restano vietate tutte le celebrazioni in chiesa in cui sono previsti assembramenti di persone col rischio di contagio”, il dato che le direttive pastorali e la celebrazione dei Sacramenti “spettano ai singoli ordinari diocesani, sia pure in applicazione dei decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, delle direttive della Cei e delle norme regionali e locali promulgate dalle autorità civili”.