Il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati chiede un intervento decisivo al ministro: «Nessuno ci ha mai ascoltati, finora soluzioni inadeguate»
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La Corte d'Appello di Catanzaro
Risolvere «in maniera definitiva» le criticità legate alle condizioni degli organici del distretto di Catanzaro. È quanto chiede il Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati in documento approvato oggi.
Il Cdc «ha letto con particolare attenzione la relazione redatta dal presidente della Giunta esecutiva sezionale di Catanzaro, nella quale vengono segnalate gravissime scoperture delle piante organiche di quel distretto, unite ad una loro assoluta inadeguatezza rispetto agli effettivi carichi di lavoro. La situazione di oggettiva difficoltà in cui versa la magistratura – requirente e giudicante – ormai da molti anni è notoria e riguarda tutto il territorio nazionale, ma la stessa – osserva – è ancor più grave ed allarmante in quei territori (quali appunto il distretto di Corte d'appello di Catanzaro, ma non solo), in cui la presenza asfissiante della criminalità organizzata di stampo mafioso è particolarmente pervasiva».
Nel documento si ricorda anche che la Anm «è intervenuta a più riprese sul tema ma è restata puntualmente inascoltata».
«È necessario, quindi, ribadire ancora una volta che si deve risolvere tale criticità in maniera definitiva, senza procrastinarla ulteriormente, consapevoli che strumenti come le applicazioni infra e extra distrettuali si sono rivelati inadeguati a fronteggiare carenze strutturali di sistema, quando non fallimentari (come dimostra l'esito di numerosi bandi di applicazioni pubblicati per il distretto in parola, restati a lungo deserti)», si sottolinea nel documento.
Il Cdc invita il ministero della Giustizia a «una revisione delle piante organiche dei magistrati basate su criteri legati all'effettivo carico di lavoro, con conseguente adeguamento delle stesse anche per il personale amministrativo; una pronta copertura delle scoperture esistenti sia dei magistrati che del personale di cancelleria». Chiede inoltre di «valutare meccanismi di incentivazione economica e di punteggio per i colleghi che negli anni si sono fatti e si fanno ancora carico di tali inefficienze, permanendo presso sedi fortemente disagiate, oltre il termine di legittimazione, evitando trattamenti diversi in situazioni analoghe» e di «incentivare la lunga permanenza presso tali uffici giudiziari, anche in un'ottica di stabilità organizzativa e di efficienza della risposta giudiziaria, favorendo da parte dei dirigenti degli uffici giudiziari “disagiati” soluzioni organizzative idonee ad agevolare il lavoro dei magistrati che abbiano i propri affetti lontani dalla sede di servizio o che si trovino a svolgere attività di accudimento a prole minore o a genitori anziani».
Infine il Comitato chiede di «adeguare finalmente le risorse, anche digitali, e le strutture (informatiche ed edilizie) alle effettive esigenze degli uffici giudiziari del distretto e di tutto il Paese».