‘Ndrangheta, gli affari delle cosche di San Luca anche in Valle d’Aosta: arresti

VIDEO | Le indagini hanno documentato per la prima volta come la mafia sia “infiltrata pesantemente nel tessuto economico, sociale e politico della regione”. Il sodalizio era coinvolto anche in un ingente traffico di cocaina

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di Redazione
23 gennaio 2019
07:50

Questa mattina, i Carabinieri del Ros e del Gruppo di Aosta, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Torino su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 16 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, tentato scambio elettorale politico-mafioso, estorsione tentata e consumata, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e ricettazione di armi e favoreggiamento personale, in alcuni casi aggravati dal metodo mafioso.

 


I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2014 nei confronti di diversi esponenti della criminalità organizzata calabrese presenti nel capoluogo valdostano, i successivi approfondimenti hanno consentito agli investigatori di ipotizzare l’esistenza di un sodalizio ‘ndranghetista operante nella regione, riconducibile principalmente alla cosca Nirta-Scalzone di San Luca e di far emergere l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti tra la Spagna e l’Italia.

 

L’attività riferibile alla presenza della ‘ndrangheta ad Aosta ha consentito di documentare l’esistenza di un’articolazione territoriale di matrice ‘ndranghetistica, identificabile nella locale di Aosta, nell’ambito della quale emergono le figure di Marco Fabrizio Di Donato, capo locale; Bruno Nirta, Antonio Raso come promotori ed organizzatori; la partecipazione al sodalizio di ‘ndrangheta, quali concorrenti esterni, di due amministratori, attualmente in carica quali consigliere regionale della Regione Valle d’Aosta, (all’epoca dei fatti consigliere comunale del comune di Aosta ),  consigliere comunale nonchè assessore di Saint Pierre (AO) e di un noto avvocato del foro di Torino; le interferenze del sodalizio di ‘ndrangheta nella politica locale, tanto da sostenerne le candidature, far eleggere al consiglio comunale di Aosta uno degli associati, supportare l’azione politica dei concorrenti esterni e ricevere vantaggi dagli stessi in virtù dei ruoli politici ricoperti; un chiaro tentativo di scambio elettorale politico-mafioso effettuato da Raso Antonio nei confronti di un referente regionale di partito; diverse condotte, chiaramente esulanti l’attività professionale di difensore, commesse dall’avvocato ROMEO Carlo Maria, sia a vantaggio di un esponente della locale di Aosta, quale concorrente esterno, sia a proprio e altrui vantaggio come favoreggiamento personale, concorso in estorsione e concorso falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.

 

Con riferimento all’esistenza dell’associazione dedita al narcotraffico, inoltre, l’indagine ha accertato: l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico, anche internazionale, di sostanze stupefacenti (cocaina) con al vertice i fratelli Bruno Nirta e Giuseppe Nirta (deceduto), che si potevano avvalere di numerosi contatti internazionali; l’arresto di uno dei custodi, Ludovico Lucarini, trovato in possesso di 1,2 kg di cocaina, 2 pistole e diverse munizioni; il coinvolgimento dell’avvocato Carlo Maria Romeo nella cessione di 500 grammi di cocaina; l’esistenza di rapporti, certificati attraverso servizi di osservazione in Spagna, tra i fratelli Nirta ed importanti esponenti di altre cosche, quali Giuseppe Romeo e il già latitante Vincenzo Macrì.

 

Inoltre, i Carabinieri del Ros e di Aosta hanno supportato la Guardia Civìl Spagnola per l’identificazione di uno degli autori materiali dell’omicidio dell’indagato Nirta Giuseppe avvenuto, in Spagna nell’estate del 2017. L’operazione “Geenna”, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla DDA del capoluogo Piemontese, ha consentito di accertare, per la prima volta da un punto di vista giudiziario, la presenza di una importante strutturazione di ‘ndrangheta nel capoluogo valdostano, nonché di evidenziare quanto penetranti siano i coinvolgimenti tra alcuni politici e il sodalizio criminale.

 

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