«Dentro cosa nostra c'erano gli uomini d'onore, cosiddetti combinati, ma anche persone non combinate come me che avevano un ruolo più coperto, più discreto. Ero una sorta di satellite orbitante intorno a cosa nostra». Lo ha affermato il pentito Gaspare Spatuzza al processo 'Ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria. «Ho messo la mia vita nelle mani di queste persone», ha spiegato Spatuzza riferendosi a Cosa Nostra, ma «ne hanno fatto carne da macello».

 

Il pentito ha ricordato un episodio in particolare in cui si comprende come operassero queste persone esterne all'organizzazione, ma del tutto a servizio della stessa: «Quando abbiamo rapito il piccolo Di Matteo, eravamo tutti con il passamontagna perché, in quanto non uomini d'onore, eravamo sconosciuti al sistema cosa nostra». Spatuzza ha aggiunto che ha sulle spalle molte stragi e una cinquantina di omicidi, questo a testimonianza di come anche chi non era un uomo d'onore poteva lavorare molto per l'organizzazione.


Il pentito ha anche delineato la figura di Mariano Agate, definito come «anello di congiunzione fra cosa nostra e 'ndrangheta». E sarebbe proprio tramite Agate che si sarebbe ottenuto l'aggiustamento di un processo in Cassazione, grazie ai calabresi. Nello specifico alla cosca Piromalli Molé. Spatuzza ha infatti ribadito che nel processo "Golden Market" gli fu suggerito da Graviano di ricusare il presidente. A seguito di ciò, ebbe un nuovo processo e fu assolto. Tale assoluzione fu utilizzata poi per fra crollare tutta l'impalcatura del processo, anche per gli altri imputati condannati, una volta giunto in Cassazione.