Accolte le richieste del pm della Dda di Bologna che aveva chiesto condanne per oltre 350 anni di carcere. Nell’inchiesta i contatti tra le cosche calabresi e i cartelli colombiani (e cinesi)
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Il gup di Bologna Andrea Salvatore Romito ha sostanzialmente accolto - pur escludendo, per gli imputati a cui era contestata, l'aggravante mafiosa - le richieste del pm della Dda bolognese Roberto Ceroni nel processo di primo grado con rito abbreviato scaturito dall'operazione Aspromonte emiliano, che nel maggio del 2023 aveva permesso di smantellare un'organizzazione dedita al traffico di cocaina, hashish e marijuana.
Ceroni aveva infatti chiesto condanne per oltre 350 anni di carcere per i 35 imputati, e oggi il gup ha comminato pene per 338 anni e 10 mesi, tra cui spicca la condanna a 20 anni per Giuseppe Romeo “Maluferru”, della 'ndrina di San Luca detta anche “Staccu”, ex super latitante arrestato in Spagna nel 2021 e ritenuto il capo dell'organizzazione.
Agli imputati venivano contestati, a vario titolo, i reati di narcotraffico, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, sequestro di persona a scopo di estorsione e armi, e secondo l'accusa il vertice indiscusso dell'organizzazione criminale era proprio Romeo. Di questa organizzazione facevano parte degli italiani appartenenti o contigui alla ’ndrangheta reggina e crotonese e attivi in Emilia-Romagna, che avevano un contatto diretto con i cartelli della droga colombiani, e anche criminali cinesi.
Ad alcuni imputati sono state anche comminate multe per un totale di 66.000 euro, e per tutti, tranne due, è stata disposta la misura della libertà vigilata per tre anni una volta espiata la pena. 10 imputati, inoltre, sono stati assolti da alcune delle accuse che venivano loro contestate per non aver commesso il fatto.
Secondo le ricostruzioni, i soggetti operanti in Italia avevano un contatto diretto con i cartelli della droga colombiani, tra cui il Cartello del Golfo, ai quali, per la cessione della droga, destinavano denaro in contante che veniva fornito da criminali cinesi. Questi, infine, ricevevano i soldi in dei conti correnti in Cina e a Hong Kong con un guadagno del 6% sul prestito concesso. Il traffico riguardava principalmente la cocaina, ma anche l'hashish e la marijuana. Durante l'operazione della Finanza furono effettuati sequestri preventivi per un valore di oltre 50 milioni di euro. La sentenza del Gup dispone la confisca dei beni sequestrati e per tutti gli imputati è stata disposta la misura della libertà vigilata per tre anni una volta espiata la pena. Infine, la sentenza - le cui motivazioni verranno depositate nel giro di 90 giorni - dispone la confisca dei beni sequestrati.