Si è concluso con otto ergastoli il processo in Corte d’Assise d’Appello a Milano nato dall’operazione antimafia denominata “Bagliore”. In particolare, il carcere a vita è stato inflitto a: Rocco Cristello, 55 anni, di San Giovanni di Mileto, da anni residente in Lombardia (avvocati Gaito e Ricci); Claudio Formica, 53 anni, di San Giovanni di Mileto, residente a Mariano Comense (avvocato Del Sorbo); Leonardo Prestia, 45 anni, di Cessaniti (avvocato Biffa); Massimiliano Zanchin, 43 anni, originario di Cessaniti, ma residente a Verano Brianza, in provincia di Monza (avvocati Federico e Vianello); Francesco Cristello, 48 anni, fratello di Rocco ed anche lui originario di San Giovanni di Mileto (avvocati Giovanni Aricò, Antonio Porcelli e Gianluca Crusco), e Francesco Elia, 45 anni, di San Giovanni di Mileto (avvocati Giovanni Aricò, Antonio Porcelli e Giuseppe Monteleone); Cristian Silvagna, 45 anni, di Bollate (Mi) e Sergio Sestito, 50 anni, di Palermiti, in provincia di Catanzaro.

 

Assolto Domenico Tedesco, 36 anni, di Guardavalle (avvocati Lojacono e Staiano), che nel precedente giudizio poi annullato dalla Cassazione era stato condannato a 30 anni di reclusione (ergastolo in primo grado). Per lui condanna a 12 anni per il reato associativo.

 

Rispetto alla sentenza di primo grado, i giudici hanno solo fatto venir meno la pena accessoria dell’isolamento diurno per i condannati in quanto i reati legati alla detenzione delle armi da fuoco sono caduti in prescrizione. Gli imputati vibonesi sono stati ritenuti responsabili di concorso nell’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso Calabro, ucciso all’età di 51 anni il 29 marzo 2009 in Lombardia ed il cui cadavere è stato poi occultato. Rocco Stagno era zio di Antonio Stagno, quest’ultimo a sua volta cognato del 47enne Rocco Cristello, ucciso a Verano Brianza con 19 colpi di pistola. I due delitti, ad avviso della Dda di Milano, sarebbero fra loro legati. Il defunto Rocco Cristello era infatti originario di San Giovanni di Mileto ed era il genero di Domenico Galati, quest’ultimo ucciso l’8 agosto 1989 a Mileto nella faida con le “famiglie” rivali dei Prostamo-Pititto, anche loro di San Giovanni di Mileto. Al tempo stesso, oltre che essere il “braccio-destro” di Carmine Galati – presunto boss di Comparni di Mileto deceduto a metà anni ’90 in un incidente col trattore – Rocco Cristello era diventato cognato di Antonio Stagno, avendo i due sposato le figlie di Domenico Galati. 

Trasferitisi in Lombardia, sia Cristello che Stagno – quest’ultimo a sua volta nipote dei Giampà di Lamezia – avrebbero giocato, ad avviso degli inquirenti, un ruolo fondamentale nelle dinamiche mafiose dei “locali” di ‘ndrangheta di Seregno e Giussano. Tuttavia, Rocco Cristello, divenuto “capo-contabile” del “locale” di Seregno, avrebbe avuto “doti mafiose” più elevate di Stagno, il quale per ragioni di supremazia mafiosa avrebbe pianificato l’eliminazione del cognato. Per vendicare Rocco Cristello, i cugini omonimi (Rocco e Francesco) e gli altri vibonesi (originari di Mileto e Cessaniti) avrebbero quindi programmato e portato a termine l’omicidio di Rocco Stagno, originario di Monterosso e, soprattutto, zio di Antonio Stagno, il cognato di Cristello. A permettere agli inquirenti di ricostruire sin nei dettagli tale fatto di sangue sono state le dichiarazioni dell’ex “padrino” di Giussano, Antonino Belnome il quale, dopo essere finito in manette nel luglio del 2010 nell’ambito della storica operazione “Crimine- Infinito”, ha iniziato a collaborare con la giustizia raccontando vent'anni di ‘ndrangheta sull’asse Lombardia-Calabria. L’omicidio di Rocco Stagno, secondo il pentito Belnome, sarebbe avvenuto il 29 marzo 2009 nel macello abusivo di Bernate gestito dal vibonese Leonardo Prestia, il quale dopo il delitto avrebbe ricevuto la dote mafiosa della “Santa”. Il cadavere di Stagno sarebbe stato quindi posto su un escavatore e seppellito in un bosco dai vibonesi: Claudio Formica, indicato come «capo società del locale di Seregno con la dote di “trequartino”»; Massimo Zanchin, imparentato con i Candela di Favelloni (frazione di Cessaniti) e cugino di Prestia; Francesco Elia, presunto “santista”, legato ai Cristello; i fratelli Francesco e Rocco Cristello,quest’ultimo indicato come l’autore materiale dell’omicidio di Rocco Stagno. Oltre che i reati di omicidio e detenzione illegale di armi, nell’operazione “Bagliore” era contestato pure il reato di associazione mafiosa. Il pentito Antonino Belnome - il cui contributo si è rivelato determinante per l’inchiesta - è stato già giudicato per gli omicidi Novella e Stagno con separato giudizio definito con rito abbreviato.

 

Omicidio Novella. Carmelo Novella, detto “Nuzzo”, boss di Guardavalle Superiore, centro della jonica catanzarese, è stato freddato  il 14 luglio 2008 in un bar di San Vittore Olona, in provincia di Milano. Secondo le risultanze investigative, Carmelo Novella – un tempo facente parte della stessa cosca dei Gallace di Guardavalle Marina – dopo aver scontato una pena si era trasferito in Lombardia divenendo il capo assoluto dell’intera ‘ndrangheta lombarda, con il proposito di voler staccare l’intera struttura di ‘ndrangheta della Lombardia dalla “casa madre” calabrese. Un proposito che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato “stoppato” dal boss Vincenzo Gallace alla guida dell’omonimo clan di Guardavalle, ed Andrea Ruga, ritenuto il boss di Monasterace e deceduto il 22 gennaio 2016.

 

Per tale omicidio la Cassazione ha già confermato l’ergastolo per:  Vincenzo Gallace71 anni, di Guardavalle in qualità di mandante)Luigi Tarantino, 38 anni, di Cariati, in provincia di Cosenza; Antonio Carnovale, 59 anni, di Santa Caterina dello JonioPena a 24 anni di reclusione è stata infine confermata per Amedeo Tedesco, 36 anni, di Guardavalle. La Corte d’Assise d’Appello per tale omicidio ha quindi oggi condannato all’ergastolo anche Cristian Silvagna, 45 anni, di Bollate (Mi).

 

Omicidio Tedesco. Antonio Tedesco, detto “l’Americano”, originario di Guardavalle, è stato ucciso il 27 aprile 2009 in un maneggio di Bregnano, in provincia di Como, col cadavere recuperato grazie alle indicazioni di Belnome. Per tale delitto la Cassazione ha già confermato l’ergastolo per: Agostino Caristo, 48 anni, di Guardavalle (avvocati Staiano e Gaito); Salvatore Di Noto, 61 anni, di Palermo(avvocati Zampogna e Colucci); Antonio Carnovale, 58 anni, di Santa Caterina sullo Jonio (Cz), difeso dall’avvocato Zampogna. Condanna a 30 anni di reclusione per Maurizio Napoli, 42 anni, di Leonforte, provincia di Enna, (avvocato Gullotta). Las Suprema Corte aveva annullato con rinvio la condanna per Sergio Sestito, 50 anni, di Palermiti, che è stato oggi nuovamente condannato all’ergastolo.

Fra 90 giorni il deposito di una sentenza storica che fa luce su tre omicidi di peso nell’ambito delle dinamiche dell’intera ‘ndrangheta calabrese e lombarda.

G.B.