«Più o meno erano cento miliardi, qualcosa del genere. Ho preso quella busta e l'ho buttata nella spazzatura. Avevo il bond da 36 miliardi». A dirlo è l'imprenditore Roberto Recordare, di Palmi, intercettato dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria, indagato dalla Dda reggina perché ritenuto la mente economica-finanziaria di clan di 'ndrangheta, camorra e mafia.

Recordare fa riferimento ad una perquisizione cui è stato sottoposto dalla guardia di finanza all'aeroporto di Fiumicino e racconta che prima di essere sottoposto a controllo era riuscito a buttare un «bustone di bond e procure». Un dato che sembrerebbe confermare ciò che gli investigatori sospettano su Recordare.

 

L'uomo, scrive la squadra mobile reggina nell'informativa allegata agli atti del processo "Eyphemos", «stava cercando di spostare in paesi extraeuropei e che non subissero l'influenza degli americani, un'ingentissima somma di denaro che era depositata in diversi istituti bancari di vari paesi, anche europei, ma soprattutto in paesi da "black list" che, comunque, non potevano risultare, ad eventuali controlli, giacché 'nascosti' su conti speciali. Per quanto emerso in numerose conversazioni intercettate gli indagati hanno parlato di una somma che superava i 136 miliardi di euro».

 

Questi sarebbero stati i soldi che 'ndrangheta, cosa nostra e camorra avevano accumulato dagli anni Ottanta. Complessivamente - emerge dalle carte e dalle intercettazioni - Recordare «gestiva 500 miliardi in fondi, inoltre 36 miliardi erano già pronti cash». E ancora, secondo gli investigatori, l'imprenditore «aveva la necessità di renderli disponibili ai suoi sodali con operazioni bancarie che dovevano sparire una volta effettuato il trasferimento del denaro».

 

I soldi sarebbero finiti in carte di credito e di debito, intestate a soggetti arabi o dell'Est Europa ma in mano a Recordare e ai suoi sodali. Il denaro veniva scaricato con la procedura "off line". Sul computer dell'imprenditore, la squadra mobile è riuscita a trovare gli estremi e la foto di una carta di credito, intestata a un lituano, con un saldo di 2 miliardi di euro.