Resta in carcere il boss di 'ndrangheta Antonio Gualtieri arrestato il 26 novembre a Reggio Emilia con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e intestazione fittizia finalizzata ad agevolare la cosca.

Nei giorni scorsi, il tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare nei confronti del 63enne che proprio venti giorni prima di essere nuovamente arrestato aveva finito di scontare una pena di 12 anni di reclusione (in parte espiata ai domiciliari in virtù di gravi problemi di salute) dopo la condanna nell'ambito del processo Aemilia per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione ed emissione di fatture false. Le indagini affidate alla squadra mobile reggiana stanno proseguendo dietro il coordinamento della Dda di Bologna.

La direzione distrettuale antimafia ha chiesto e ottenuto dal gip nei giorni scorsi anche gli arresti domiciliari per un parente di Gualtieri, indagato per l'interposizione fraudolenta aggravata. Inoltre è stato posto sotto sequestro l'intero patrimonio aziendale della società afferente a Gualtieri, composto da otto tra terreni e fabbricati tra cui anche la lussuosa abitazione con piscina in cui il boss aveva scontato la detenzione domiciliare per la condanna in Aemilia. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe messo all'opera per riscuotere un credito di circa 190.000 euro vantato da un suo familiare nei confronti di un agente immobiliare.

E avrebbe agito «col tipico metodo intimidatorio e minaccioso degli 'ndranghetisti per costringere il debitore ad assolvere al pagamento, con minacce di morte rivolte a lui e ai suoi familiari, assoggettando e incutendo timore in virtù della sua caratura criminale». Gualtieri è stato uno dei vertici della cosca di 'ndrangheta emiliana. Era ritenuto soggetto deputato a tenere i rapporti con la cosca Grande Aracri di Cutro per conto della 'ndrina emiliana.