La Corte d'Appello di Catanzaro, composta dal presidente Caterina Capitò e dalle consigliere Angelina Silvestri e Assunta Maiore, hanno pronunciato oggi la sentenza d'Appello del processo Frontiera maturato all'indomani dell'operazione antindrangheta del luglio 2016 che ha duramente colpito il clan Muto di Cetraro. In primo grado il tribunale di Paola aveva inflitto al boss Franco Muto una condanna a 7 anni e 10 mesi di carcere per elusione della confisca con metodo mafioso assolvendolo dal reato di associazione mafiosa, oggi i giudici di Catanzaro hanno invece ribaltato il verdetto infliggendo una pena a 20 anni per associazione mafiosa (416bis) assolvendolo dal reato di elusione della confisca. La sentenza, inoltre, prevede la libertà vigilata per tre anni e la confisca dei beni e rapporti finanziari a lui riconducibili. Al momento l'anziano boss sta scontando i domiciliari nella sua abitazione di Cetraro. L'uomo è rimasto per tre anni nel carcere di Opera, fino al 2019, successivamente, grazie alla sentenza di primo grado e gravi problemi di salute, aveva potuto far ritorno a casa.

La rimodulazione delle condanne

I giudici, poi, hanno rimodulato le condanne di primo grado per: Pierpaolo Bilotta, condannato 2 anni e 3.300 euro di multa; Alessandra Magnelli e Simona Maria Assunta Russo, condannate a 3 anni e 9 mesi e 1000 euro di multa; Antonio Mandaliti, condannato a 14 anni; Luigino Valente, condannato 22 anni 10 mesi e 10 giorni. Per il resto, rimane confermata la sentenza impugnata.