'Ndrangheta: cinque fermi per la faida tra i clan Marando e Trimboli che insanguinò Platì (NOMI)

Tutti sono ritenuti a vario titolo responsabili di una serie di omicidi con l’aggravante del metodo mafioso, commessi nel corso di una faida che insanguinò la cittadina reggina tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000, con l’uccisione di 5 persone
di Redazione
25 maggio 2017
14:47

Su disposizione della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - di Reggio Calabria, i Carabinieri del Ros, del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Rosario Barbaro,  Saverio Trimboli, Rosario Marando, Bruno Polito e Domenico Trimboli, ritenuti a vario titolo responsabili di una serie di omicidi con l’aggravante del metodo mafioso, commessi nel corso di una faida tra le famiglie Marando e Trimboli, che insanguinò Platì tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000, con l’uccisione di 5 persone.


Le indagini. Il decreto di fermo è stato emesso a conclusione di complesse indagini che hanno consentito di riscontrare come Pasquale Marando, capo dell’omonima ‘ndrina attiva tra Platì ed il Piemonte, irreperibile dal 2002, fu ucciso e il suo corpo occultato nel gennaio di quell’anno da esponenti della famiglia Trimboli che agirono con l’autorizzazione di Rosario Barbaro, capo della locale di ‘ndrangheta di Platì, animato dall’intento di ridimensionare i Marando, che insidiavano la sua leadership sul territorio.



Il fatto di sangue si inquadrava nella violenta faida scatenatasi nell’ambito della cosca Marando-Trimboli per contrasti sulla gestione e la spartizione dei proventi del traffico internazionale di droga che avevano portato i Marando a colpire duramente i Trimboli per riaffermare la loro supremazia nell’ambito del sodalizio mafioso. Lo scontro fu interrotto a seguito dell’intervento della struttura sovra ordinata del Crimine. Così l’omicidio di Marando portò ad un nuovo equilibrio nei rapporti di forza tra le cosche di Platì, rafforzando proprio i Barbaro.


Le indagini hanno consentito di fare luce anche su un omicidio e altri tre casi di lupara bianca.


L'omicidio di Ferdinando Virgara. Il primo episodio delittuoso risale al gennaio del 1997, quando ignoti assassinarono a colpi di pistola Ferdinando Virgara. A distanza di venti anni, le indagini hanno fatto emergere come Virgara venne ucciso da Pasquale Miranda, Rosario Trimboli e  Antonio Giuseppe Trimboli, a loro volta successivamente assassinati.


I casi di lupara bianca. Temporalmente seguirono tre casi di lupara bianca dei fratelli Antonio Giuseppe Trimboli (scomparso nel luglio 2001) e Rosario, ucciso insieme a al parente Saverio Trimboli(nel novembre dello stesso anno). A tutto oggi i loro corpi non sono stati ritrovati.


Le indagini hanno accertato che l’uccisione dei Trimboli fu ordinata e attuata da Pasquale Marando per ribadire la sua leadership sulla cosca Trimboli e perché si era convinto che proprio la stessa cosca lo avesse deliberatamente indotto in errore, accusando falsamente Ferdinando Virgara di responsabilità nell’omicidio del fratello Francesco rinvenuto cadavere nel maggio 1996 in località della val di Susa.


L'omicidio di Pasquale Marando. Infine, è stato risolto il caso dell’uccisione di Pasquale Marando, il cui cadavere non è stato mai ritrovato, attuata per vendetta nel gennaio 2002 da  Saverio Trimboli, inteso Savetta, fratello di Antonio Giuseppe e Rosario, con il concorso di altri esponenti della cosca Trimboli e con l’assenso di  Rosario Barbaro, capo locale di Platì, in contrasto con il Marando per questioni di supremazia mafiosa sul territorio. L’omicidio avvenne all’interno di un’abitazione di Platì, ove il Marando, all’epoca latitante, era stato portato per partecipare ad una riunione che sancisse un chiarimento con i Trimboli.

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