Ispirato a Carrere e alla strage del Bataclan, il nome del fascicolo D 26, sul disastro avvenuto sulle coste calabresi
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La strage di Pylos ha, qualora ve ne fosse stata necessità, riportato al centro delle polemiche l’inadeguatezza di politiche di gestione del traffico di migranti. Eppure a quattro mesi dalla strage di Steccato di Cutro non si erano mai fermati sbarchi, altre (almeno) centinaia di morti in mare, così come sterili scarica barile sulle latitanze nazionali, europee e mondiali visto anche come si affronta il tema della guerra in Ucraina.
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È importante dunque fare periodicamente il punto della situazione processuale, anche alla luce delle recenti iniziative della Procura di Crotone che ha anche sequestrato telefoni personali e di servizio di alcuni finanzieri .
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E non sarà interessante solo ascoltare le considerazioni dell’avvocato dei finanzieri che ha già fatto sapere alle agenzie, nell’immediatezza del provvedimento del Procuratore Capoccia, che il Colonnello della Guardia di finanza Alberto Lippolis è in grado di fornire spiegazioni contrarie a quanto letto nel provvedimento di sequestro.
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Che lo schianto del caicco, agganciato per la prima volta sui monitor intorno alle 3.30 vicino Le Castella e monitorato per trenta minuti, e le conseguenti morti, debbano trovare motivazioni in buchi procedurali è abbastanza acclarabile come la convinzione dell’avvocato Francesco Verri circa l’imminenza dell’inizio del processo: «La Procura ha le idee chiare e credo che entro l’anno ci sarà il processo per individuare le responsabilità della strage di Cutro». Verri, che assieme all’avvocato Luigi Li Gotti, del foro di Roma, di Mitja Gialuz, del foro di Genova e di Vincenzo Cardone segue gratuitamente molti dei familiari delle vittime del naufragio del 26 febbraio scorso, è convinto anche di altre due fattori: «La strage di Pylos, che presenta tante analogie, va studiata e raffrontata per comprendere meglio tanti fattori e, soprattutto, ognuno di noi deve fare di tutto perché fatti del genere non accadano mai più».
E Francesco Verri prova anche ad introdurci dentro uno di quegli aspetti che hanno, anche in un passato recente, costellato il cambiamento e la stessa percezione di norme e leggi internazionali che erano già in vigore: «Questa è una di quelle cause che può cambiare il mondo, cioè dare forza ed incisività affinchè le regole del diritto internazionale, le regole del diritto del mare vanno rispettate, sempre».
E così, quasi spontaneamente, arriviamo a chiedergli come mai avesse chiamato il fascicolo della strage di Cutro D 26: «Stavo leggendo V 13 di Carrere sulla strage del Bataclan, nei giorni della tragedia di Cutro, perché siamo convinti che questo processo può avere un significato epocale così come capitato in Francia». Infatti se lo scrittore e giornalista francese pubblicò V (come venerdì) e 13 (come 13 novembre 2015 data della strage del Bataclan), Verri chiama D (come domenica) 26 (come 26 febbraio 2023 data della strage di Steccato di Cutro) per un motivo specifico: «Carrere, di quel processo, scandaglia le reazioni delle vittime e dell’animo umano inducendo gli addetti ai lavori ad approfondire il senso di ciò che fanno e dicono - specifica il noto cassazionista crotonese - i diritti non possono mai cadere nella rete della routine e della consuetudine, e questi processi sono speciali perché riguardano centinaia di vittime e non certo per ragioni insondabili».