Dal ghetto di contrada Russo a Taurianova al campo di Testa dell’acqua di Rosarno; dalla tendopoli di San Ferdinando al nuovo insediamento nella frazione di Drosi di Rizziconi.

La Flai-Cgil della piana di Gioia Tauro ha deciso di passare le feste natalizie con gli ultimi del territorio, quegli stagionali africani che dopo il decreto Salvini sono diventati ancora più invisibili.

Quasi tutte le mattine con il cielo ancora scuro il camioncino del sindacato ha battuto strade e contrade per fare piccoli gesti di umanità, per dare un po’ di calore umano a chi vive in condizioni difficilissime.

 

«Si tratta di donne e di uomini che vivono in condizioni di estremo bisogno» - dichiara Rocco Borgese, segretario generale della Flai-Cgil di Gioia Tauro.

Il sindacalista ormai da anni guida il gruppo che si occupa dei migranti. Tra questi ci sono Jacob Atta e Mohamed Dumbia, due ragazzi africani che dopo l’approdo in Italia e un periodo vissuto nella vecchia baraccopoli di San Ferdinando sono riusciti, proprio grazie al sindacato, a riprendere in mano la loro vita. Entrambi però non si sono dimenticati da dove sono venuti e sono impegnati quotidianamente per aiutare tanti altri ragazzi.  

Dal 24 dicembre fino a questa mattina, i sindacalisti hanno bussato alle porte di capanne e case cadenti per portare conforto e informazioni, cibo e solidarietà a tantissimi stagionali sparsi nei vari centri della piana di Gioia Tauro. Un aiuto non solo apprezzato, ma anche atteso dalla comunità africana.

«Hanno bisogno di noi»

«I migranti hanno bisogno di noi – ha aggiunto Borgese – e addirittura ormai ci aspettano perché quando arriviamo portiamo conforto, legalità, gli facciamo capire quali sono i loro diritti e offriamo loro qualsiasi tipo di assistenza».

A differenza degli altri periodi dell’anno, nelle ultime due settimane la Flai è riuscita a distribuire generi alimentari, anche grazie alla solidarietà di moltissimi commercianti che hanno voluto dare un aiuto concreto  

«In questo periodo dell’anno – ha continuato il sindacalista – abbiamo capito che i lavoratori avevano bisogno non solo dei di guanti, stivali e calze, ma di qualcosa di più. Molti negozianti ci sono stati vicini e ci hanno dato, gratuitamente, pane, latte, farina, tonno in scatola e altri generi alimentari che abbiamo distribuito durante tutto il periodo di feste».

«Qualcosa sta cambiando»

Il segretario Borgese intravede anche piccoli miglioramenti nonostante un graduale disimpegno da parte della politica a tutti i livelli.

«Qualcosa sta cambiando – ha concluso il segretario Borgese – grazie al nostro impegno costante e ai ragazzi africani che adesso ci ascoltano e vogliono essere aiutati. L’abbattimento senza nessun piano alternativo della baraccopoli, avvenuto nel marzo dello scorso anno, ha spinto molti di loro a cercare anche di affittare una casa. Alcuni ci sono riusciti e a Drosi, per esempio, si è formato un quartiere abitato da molti di loro».