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Poteva ingerire, volontariamente, una simile quantità di acido muriatico? E’ l’interrogativo attorno al quale ruota la nuova inchiesta istruita dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sulla morte di Tita Buccafusca, sposa di Pantaleone Mancuso alias “Scarpuni”, ritenuto tra i boss della ’ndrangheta più potenti e sanguinari, oggi recluso in regime di 41bis. La donna, nata a Nicotera il 7 febbraio del 1974, all’anagrafe era Santa, per tutti, sin da bambina, invece, Tita. Tita Buccafusca spirò il 18 aprile 2011 all'ospedale di Polistena. Due giorni prima aveva ingerito dell'acido muriatico nella sua casa di Nicotera Marina. Il pm antimafia Camillo Falvo, disponendo una serie di quesiti sul quadro emerso dall’esame autoptico, indaga sull’ipotesi di omicidio”.
La notizia è stata data questo pomeriggio nel corso della trasmissione di LaC “I fatti in diretta”, dedicata anche al caso di Maria Chindamo, la donna di Laureana di Borrello scomparsa lo scorso 6 maggio tra Limbadi e Nicotera, e al giallo relativo alla morte di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i due netturbini assassinati per caso il 24 maggio del 1991 a Lamezia Terme.
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