C'è già un'indagata, con l'ipotesi di reato di duplice omicidio, nell'inchiesta della Procura di Reggio Calabria che ha disposto la riesumazione e l'autopsia delle salme di Amedeo Matacena e della madre Raffaella De Carolis, deceduti a Dubai rispettivamente il 16 settembre 2022 e il 18 giugno dello stesso anno. Stando a quanto ha appreso l'Ansa, infatti, il sostituto procuratore Sara Parezzan ha iscritto nel registro degli indagati Maria Pia Tropepi, di 43 anni, l'ultima moglie dell'ex parlamentare di Forza Italia.

Amedeo Matacena si trovava negli Emirati Arabi, dove lo aveva raggiunto la madre pochi mesi prima di morire, per sfuggire alla condanna per concorso esterno con la 'ndrangheta rimediata nell'ambito del processo "Olimpia". Oltre che alle parti offese, i fratelli e i figli di Matacena, nei giorni scorsi la Procura ha notificato l'avviso di riesumazione delle salme e di accertamenti tecnici non ripetibili a Maria Pia Tropepi che, attraverso il suo legale, ha nominato un consulente di parte per assistere all'autopsia. Le operazioni inizieranno il prossimo primo ottobre. La donna, originaria di Lamezia Terme, ancora vive tra Dubai e l'Italia. Nelle settimane successive alla morte del marito si era opposta al rimpatrio della salma di Matacena sostenendo che l'ex parlamentare aveva espresso il desiderio di essere cremato. Cosa che non è poi avvenuta per volontà dei figli che hanno seppellito il padre nel cimitero di Formia.

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«Athos Matacena non ha denunciato»

«In questa vicenda assisto la persona offesa, Athos Matacena, che non è autore di alcuna denunzia e di alcun esposti». È quanto dichiara l'avvocato Candido Bonaventura in merito all'inchiesta della Procura di Reggio Calabria sulla morte dell'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena e su quella della madre Raffaella De Carolis. «Questo procedimento - afferma l'avvocato - nasce a prescindere dalla nostra attività. Noi non abbiamo fatto nessuna attività e per queste ragioni, al momento non ci siamo presentati all'udienza di conferimento dell'incarico al perito della Procura. Aspettiamo cosa emergerà dall'autopsia e dopo, se ci saranno degli esiti positivi per noi ed evidentemente negativi per gli indagati, allora a quel punto sicuramente svolgeremo le nostre attività costituendoci parte civile».