A poco più di 24 ore dall'immane tragedia che ha spezzato la vita a Santina Adamo, la 36enne morta all'ospedale di Cetraro dopo aver messo alla luce il secondo figlio, i contorni della vicenda si fanno più sempre nitidi. Sembrerebbe ormai chiaro che la donna sia deceduta a causa di una emorragia massiva, una condizione acuta che spesso si rivela fatale. Spesso, non sempre. Santina poteva essere dunque salvata? Questo lo stabiliranno le indagini della magistratura, prontamente avviate ieri mattina, ma nel frattempo si è alla ricerca di elementi che possano aiutare a comprendere ciò che è realmente accaduto, affinché non si ripeta mai più.

Una sola sacca di sangue per Santina

Un dettaglio importante emerge dalla relazione riservata finita nelle mani degli inquirenti. Secondo quanto risulta dal documento, Santina sarebbe morta in attesa di ricevere altre sacche di sangue, dopo che i sanitari avevano provveduto ad effettuare la trasfusione dell'unica sacca di contenuto ematico compatibile presente nell'ospedale cetrarese. La relazione, in sostanza, rivela che ieri notte all'ospedale di Cetraro c'era una sola busta di sangue a disposizione per le trasfusioni compatibili con il gruppo sanguigno della giovane mamma.

Il disperato tentativo di salvarla

Sempre secondo il documento, quando la donna era già nelle mani dei sanitari per le cure in sala operatoria, gli addetti si sarebbero prodigati per reperire altre sacche di sangue nel centro trasfusionale più vicino, ossia, all'ospedale di Paola, 25 chilometri più in là. Minuti risultati fatali, perché quando la sostanza ematica è giunta finalmente in sala operatoria per essere utilizzata, Santina era già spirata da un pezzo.

Niente chirurgo, centro trasfusionale a 25 chilometri

Secondo quanto emerso nelle scorse ore, i sanitari del nosocomio cetrarese avrebbero rispettato tutte le procedure del caso. In quella sala operatoria c'erano anestesisti e rianimatori abbandonati al loro destino, con i pochi mezzi a disposizione, a tentare di strappare alla morte una giovane vita. Ma, allora, cosa sarebbe andato storto? Lo avevamo già raccontato ieri: in quella stanza non c'era sangue a sufficienza e non c'era nemmeno un chirurgo. Frutto delle decisioni dei vertici della sanità cosentina che, sempre nell'ottica di un presunto risparmio economico, hanno smantellato vari reparti dello spoke Cetraro-Paola. Per intenderci, a Cetraro ieri notte mancava un chirurgo perché il polo chirurgico, da qualche settimana, è stato incentrato a Paola, mentre a Cetraro continua ad esistere il reparto di Ostetricia e Ginecologia, dove nascono mediamente due bambini al giorno. A Paola c'è l'Ortopedia e il centro trasfusionale, a Cetraro la Rianimazione. Ad ogni modo, pare che una grossa fetta di responsabilità della bizzarra riorganizzazione ospedaliera sia da attribuire anche alla grave carenza di medici che sta mettendo in ginocchio l'intera regione. E dalle colonne di questo giornale avevamo denunciato possibili imminenti disagi nelle sale operatorie dello dello spoke tirrenico già in un articolo del 21 giugno scorso. Quella di Santina era una tragedia annunciata.

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