VIDEO | La Procura ha chiesto l'archiviazione ma i congiunti di Giuseppe Amante, deceduto nel 2019, non ci stanno: «Vogliamo sapere se con una diagnosi tempestiva la sua morte poteva essere evitata»
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«Chiediamo giustizia, soltanto giustizia». È il drammatico appello contenuto in una lettera firmata dalla famiglia di Giuseppe Amante, l’uomo di Bovalino morto per ischemia nel 2019 a 66 anni dopo un calvario di tre settimane tra gli ospedali di Locri e Reggio Calabria. La sua agonia inizia nel reparto di Medicina del nosocomio locrese prima del trasferimento al Riuniti di Reggio, per un'ulteriore verifica radiologica. Ma ormai è troppo tardi. Perché dopo qualche ora di coma Giuseppe muore.
«Mio padre si è sentito male e purtroppo la sanità calabrese non ha contribuito a riconoscere cosa ci fosse all’origine del suo malessere – racconta la figlia Mariangela - E oggi siamo qui a ricordare in maniera straziante quello che è accaduto».
La Procura, dopo l’esposto presentato dai familiari, ha chiesto l’archiviazione, ma per i congiunti quella di Giuseppe era una tragedia che poteva essere evitata. «Perché quando si parla di una vita spezzata e di una famiglia distrutta non si può far finta di nulla, non si può continuare ad agire con superficialità quando di mezzo ci sono delle vite umane – spiega Mariangela - La giustizia nella quale abbiamo sempre creduto ha il dovere di fare piena luce. Lo deve fare per Giuseppe Amante e per tutti i cittadini della Locride. Nessuno merita di morire in questo modo».