Domenica di preoccupazione quella vissuta a Rosarno, dopo la scoperta di un focolaio di contagi nel campo container per migranti e l’allontanamento di una persona risultata positiva e ha fatto perdere le proprie tracce. All’inizio i contagiati irreperibili erano 5, ma 4 di loro sono stati rintracciati in Sicilia e la giornata è trascorsa appunto nell’angoscia di capire che fine abbia fatto il migrante la cui scelta risulta l’unica sbavatura in un sistema di monitoraggio che in questo caso è stato perfetto.

 

 

Sono in tutto 20 gli ospiti della struttura risultati positivi dopo lo screening a campione deciso dall’Asp reggina proprio tra gli stranieri che abitano nelle due strutture installate dalla prefettura nella zona industriale che sorge intorno al porto di Gioia Tauro – la tendopoli di San Ferdinando e appunto il campo container di Rosarno – e l’attivazione del successivo protocollo per il contenimento ha consentito di mappare e isolare le persone che hanno contratto il virus. All’esterno del campo rosarnese, è stata allestita una mezza dozzina di tende dove alloggiano i migranti positivial covid 19, che sono asintomatici; l’area è cinturata dalle forze dell’ordine h 24.

 

«Ho fatto il tampone ed è negativo», afferma un migrante rimasto a vivere nel container. Una buona notizia, quella di un controllo che ha dato un buon esito, ma oltre la collina che sovrasta il campo cominciano le case di un paese che fa i conti con un focolaio che, visto l’isolamento a cui sono per definizione costretti gli africani, può essere facilmente contenuto solo se effettivamente viene impedito ai migranti di spostarsi.

 

Nel centro di Rosarno sembra una domenica come le altre e all’ora di pranzo in piazza non ci sono italiani: gli stranieri o si dileguano o dicono di non voler parlare: «queste domande sulla paura del contagio falle agli italiani», afferma un africano con la mascherina.

 

Da Taurianova continuano a partire i mezzi dell'Asp verso i focolai della provincia, per sperare di ripetere la procedura preventiva efficiente che ha consentito la scoperta del focolaio rosarnese. «A Rosarno - riferisce il dirigente dell’Asp Giovanni Calogero – abbiamo fatto 83 tamponi in tutto e, grazie all’assistenza delle forze dell’ordine, abbiamo potuto operare anche fino a tarda sera». Un numero che sembra definitivo, questo degli esami fatti, per una comunità straniera che, però, certamente non è composta solo dai 45 ospiti che al Comune risultano domiciliati in una struttura che non più tardi di una settimana fa il sindaco Giuseppe Idà aveva definito «abusiva».