«Mia figlia Valentina era sullo stesso gommone di Denise, è caduta pure lei, ma si è salvata perché è riuscita ad alzare un braccio e farsi soccorrere dal gommone che veniva dopo». Maria Concetta Valotta è la mamma di una studentessa superstite della tragica gita costata la vita a Denise Galatà. Nella sua casa di Cittanova, mostra lo zainetto e la felpa che sua figlia aveva con sé quel giorno sul fiume Lao, per lei il racconto di quelle ore è un mix di dolore e sollievo. «Quando mi ha chiamato da un numero sconosciuto per dirmi cosa era successo e che di Denise non c’erano più tracce – ricorda – sono scoppiata a piangere, pur sentendo mia figlia ripetere che lei e le sue compagne erano vive». Un incastro di emozioni terribili, quello vissuto da genitori che si possono ritenere fortunati, e che pur così non dimenticano. «Il dolore che provano i ragazzi è ancora molto forte – aggiunge la donna – credo che occorra non trascurare questo aspetto nel ritorno alla normalità che sarà complicatissimo».

La mamma di Valentina dice di non voler puntare l’indice. «Io distinguo la responsabilità che certamente hanno avuto le guide – sostiene – perché in quelle condizioni meteo non doveva proprio tenersi quella escursione, dalla irresponsabilità di chi fino all’ultimo momento poteva evitare che i ragazzi salissero sui gommoni». È arrabbiata Maria Concetta, del resto lo dice chiaramente che lei era «contraria a questa gita con uno sport pericoloso, ma mia figlia è maggiorenne e in questi casi noi genitori abbiamo pochi margini». Fanno i conti con la colpa i genitori di una comunità scolastica che si prepara alle esequie, previste domenica pomeriggio, tentando di far arrivare ala famiglia di Denise la massima della compartecipazione possibile. «Non mi do pace per questo dolore – conclude la mamma di Valentina – prego affinché i genitori di Denise possano trovare la forza».