Giornata della memoria | Una ricerca commissionata dalla Commissione europea su un campione di 27mila intervistati ha rivelato una realtà sconfortante
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L’Europa è negazionista. Milioni di persone pensano che l’Olocausto sia una semplice bufala. Ancora più ampie le fila di quanti sottostimano la portata dello sterminio, quantificando in uno o due milioni di ebrei il numero delle persone effettivamente trucidate dai nazisti, a fronte degli oltre sei milioni di ebrei scomparsi.
Convinzioni imbarazzanti, tanto più gravi quanto più tollerate e diffuse, specchio di un progressivo allontanamento da valori che si credevano condivisi, ogni giorno più flebili e rarefatti. Del resto, bastava fare un giro per le periferie e per gli stadi italiani, per accorgersi di quanto lo sdoganamento del razzismo avesse riportato in auge slogan, insulti e atti vandalici che la storia avrebbe dovuto seppellire per sempre.
Dati preoccupanti
Una ricerca commissionata dalla Commissione europea per mezzo del servizio di statistica Eurobarometro, presentata nel dicembre scorso al museo ebraico di Bruxelles, e condotta su un campione di 27mila intervistati, ha rivelato dati sconfortanti. Se difatti, la maggioranza dei cittadini dell’Ue stigmatizza il negazionismo (53%), reato in tutti i paesi dell’Unione, tranne la Gran Bretagna, sono preoccupanti le percentuali di quanti credono che negare la Shoah non costituisca un fatto negativo: quasi il 38% dei cittadini Ue. Troppi anche quanti, semplicemente, non sanno cosa pensare al riguardo: il 9%. C’è un problema di ignoranza di fondo, a giudicare dai dati raccolti dall’istituto di statistica. E soprattutto, il montare dell’antisemitismo dal 2014 ad oggi, avvertito dall’89% degli ebrei intervistati, viene percepito solo dal 36% della popolazione non ebrea oggetto d’indagine. Solo un terzo del campione, in sostanza, pensa che il fenomeno sia in crescita. Per il 39%, i rischi sono stabili. Per il 10% sono diminuiti. Nel dettaglio, il 50% degli europei ritiene che l’antisemitismo sia un problema anche nel proprio paese: Svezia (81%), Francia (72%), Germania (66%), Olanda (65%), Regno Unito (62%), Italia (58%), Belgio (50%) e Austria (47%). Il restante 49% non lo ritiene minimamente un problema, ed in 20 paesi la maggioranza dell’opinione pubblica pensa addirittura non sia un tema preoccupante. Su tutti, l’Estonia (solo il 6% percepisce un rischio, a fronte dell’86%) e la Bulgaria (10% vs 64%) (fonte: Repubblica).
Educare per non dimenticare
La necessità di non dimenticare, di formare i giovani alla consapevolezza storica, viene percepito in modo netto: solo il 43 % degli europei ritiene che la scuola abbia affrontato il problema in modo esaustivo (44%, in Italia). Il 51% degli intervistati (59% in Italia) ritiene preoccupanti i messaggi di odio sul web, le scritte sui muri, gli atti vandalici (60% in Italia).
C’è in sostanza mezza Europa che tollera l’intolleranza. In generale, c’è una correlazione strettissima tra ceto sociale, educazione, tasso di scolarizzazione e antisemitismo. Più basso è il livello di istruzione, minore è la consapevolezza. Per il 54% di quanti hanno terminato gli studi, il fenomeno è preoccupante, ma il numero scende al 44% tra coloro che hanno smesso di frequentare la scuola a 15 anni o a 19 (49%). Le donne, in generale, sono più attente degli uomini. Il 52% considera l’antisemitismo un problema, a fronte del 48% degli uomini. E la sensibilità varia aumenta anche in base al dato anagrafico. Per il 52% dei più maturi, è un problema. Il dato scende al 46%, nella fascia tra i 15 ed i 24 anni. Interessante anche la correlazione tra amicizie e convinzioni: il 64% di quanti hanno amici ebrei percepisce negazionismo ed antisemitismo come un problema. Il dato scende al 59%, tra quanti frequentano musulmani. Chi invece ha rapporti solo con persone della propria religione o etnia, si ferma al 42%.
Fino a sei anni per negazionismo
I rigurgiti razzisti non devono farci dimenticare che per chi nega la Shoah o incita al genocidio, sono previste le manette. In sostanza, il negazionismo è un’aggravante aggiunta nel 2016 alla legge Mancino rispetto ai reati di discriminazione razziale e di stampo xenofobo.
È prevista la reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La reclusione andrà da sei mesi a quattro anni per chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È altresì vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che abbia tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi: chi vi parteciperà rischierà sei mesi a quattro anni di prigione, che aumenteranno da uno a sei anni per chi quelle associazioni promuove o dirige.
Reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra» come vengono definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale.