«La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha congelato l’approvazione della legge istitutiva della giornata nazionale delle vittime degli errori giudiziari, prevista per il 17 giugno di ogni anno, ricorrenza dell’arresto di EnzoTortora. Il motivo? “Non diamo altri pretesti ai giudici fino alla approvazione della riforma sulla separazione delle carriere”. Ma cosa c’entrano le vittime degli errori giudiziari con la separazione delle carriere? E soprattutto: in quale altro Paese al mondo il legislatore è costretto a preoccuparsi di non “indisporre” il potere giudiziario? In Italia la separazione dei poteri è stata seppellita trent’anni fa, e non c’è modo di riesumarla». Gian Domenico Caiazza (avvocato e direttore del settimanale Pqm) fotografa nella sua rubrica settimanale su Radio Radicale (Il rovescio del diritto) quello che definisce «patologico rapporto tra potere giudiziario e potere politico in Italia».

Per Caiazza l’uscita di Giorgia Meloni è incomprensibile nella misura in cui la magistratura non dovrebbe poter cogliere alcun pretesto perché «non ha titolo a interloquire su questa iniziativa».

Questo perché, per Caiazza, «le vittime degli errori giudiziari sono tali proprio per definizione della magistratura, lo decidono i giudici con sentenze definitive. La scelta dello Stato di esprimere rammaricata vicinanza è una scelta politica sulla quale la magistratura non avrebbe titolo a manifestare riserve o risentimento». Per questo la scelta di Meloni suona stonata all’avvocato: «La politica apre ad assurde pretese nel segno di una soggezione al potere giudiziario ma soprattutto per via della desolante debolezza della politica».