I familiari del 33enne deceduto si sarebbero scagliati contro l’anestesista crotonese con calci e pugni dopo aver saputo del decesso del congiunto. Martedì 7 agosto, un sit-in di solidarietà
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Doctor rushing in hallway
«Tutto sommato mi è andata bene». Dal letto del reparto di chirurgia dell'ospedale civile San Giovanni di Dio di Crotone dove è ricoverato da ieri sera, l'anestesista crotonese F.B., parla all'Agi dell'aggressione subita in reparto da quel gruppo di donne e uomini ai quali aveva appena comunicato che il loro congiunto era ormai deceduto. L'uomo, un giovane di 33 anni di Rosarno, affetto da Sla, alcuni giorni prima era stato trasferito per complicazioni cardiache all'ospedale di Crotone dalla casa di cura privata di una cittadina del crotonese nel quale era ricoverato da qualche tempo.
«Già da alcuni giorni - prosegue il racconto del medico - i familiari del paziente avevano assunto un tono minaccioso nei miei confronti e degli altri sanitari del reparto. Convinti, forse, che in ospedale non si stava facendo tutto il possibile per curarlo. Quando poi ho dato loro l'annuncio si sono scagliati contro di me con calci e pugni, mi hanno colpito alla testa con una spillatrice e anche con la tastiera di un computer. Per fortuna non avevano in mano altri oggetti, altrimenti le conseguenze sarebbero state ben più gravi».
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Condanna per «la brutale e immotivata aggressione nei confronti di due colleghe infermiere e del medico di guardia dell'unita' operativa di Rianimazione» dell'ospedale civile di Crotone è stata espressa dal presidente e dal consiglio direttivo dell'Ordine delle professioni sanitarie della provincia di Crotone. «Un gesto vile di una violenza inaudita che si ascrive purtroppo al dilagante fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, che in questo periodo sta toccando livelli inaccettabili e insostenibili» si legge in una dell'Ordine delle professioni sanitarie che, «oltre a condannare e ad estendere solidarietà alle due colleghe infermiere e al medico di guardia aggrediti, ai quali si augura una pronta guarigione, chiede interventi seri per prevenire episodi del genere. Inoltre l'Ordine si riserva, dopo aver sentito i diretti interessati, vittime di tale inaudita violenza, di intraprendere ogni utile iniziativa a salvaguardia della dignità ed onorabilità della professione infermieristica».