VIDEO | Il già candidato a sindaco di Catanzaro e docente della Umg contrario alla decisione di spostare nella città pitagorica il corso di laurea interateneo già attivo tra il capoluogo e Cosenza. «Si inizi a ragionare come sistema regionale e non per campanilismo»
Tutti gli articoli di Cronaca
«Le università calabresi dovrebbero iniziare a ragionare di più come sistema regionale piuttosto che come sistema campanilistico». Non è stato sufficiente l'ostentato clima di concordia a obliterare alcune perplessità che, tuttavia, residuano attorno all'attivazione di un terzo corso di laurea in Medicina in Calabria.
Il recente via libera del comitato dei rettori allo spostamento a Crotone del corso di laurea interateneo già attivo all'Unical ha infatti registrato il parere contrario di Valerio Donato, candidato a sindaco nell'ultime amministrative di Catanzaro e docente di diritto privato all'Umg.
«Ci sono diverse ragioni. La prima è conseguente ad una corretta interpretazione del sistema universitario. L'università non è una scuola qualunque ma è in primo luogo la costituzione di una comunità accademica. Un ragazzo che studia all'università si forma non soltanto leggendo libri o ascoltando le lezioni ma vivendo una comunità. È certo che se si istituisce uno sportello didattico, quel ragazzo si troverà davanti soltanto ad un esamificio».
«Secondariamente, c'è un problema di risorse. Per costituire un corso adeguato per la formazione di medici è necessario che si facciano investimenti sia da parte del sistema universitario che di quello sanitario. Ci sono risorse sufficienti oppure le risorse attuali saranno distribuite tra i diversi territori facendo perdere la forza che aveva ed ha il sistema universitario catanzarese a beneficio dell'intera regione? Mi pongo questo problema e mi pare che la risposta sia abbastanza scontata».
Contestualmente al via libera all'attivazione del corso di laurea interateneo, il Coruc ha rigettato la proposta avanzata dall' università privata Link per l'istituzione di uno stesso corso a Crotone. Una convergenza che sembra dettata da un unico intento, che idea si è fatto?
«Non sono certo, ma i dati oggettivi potrebbero indurre a pensare che la scelta di istituire un corso di laurea in Medicina a Crotone sia stata effettuata proprio per evitare l'istituzione di una università privata. Io non sono favorevole alla moltiplicazione delle istituzioni universitarie calabresi perché il sistema è già in sé debole. Bisogna rafforzare quello esistente, soprattutto quello pubblico, che garantisce un diritto allo studio a tutti. Però non mi pongo questo problema, certamente il privato avrebbe drenato risorse private mentre il pubblico drena risorse che attualmente sono destinate alle istituzioni accademiche calabresi. Allora è un problema di sufficienza delle risorse per sostenere l'attuale sistema universitario. Forse però le università calabresi dovrebbero iniziare a ragionare di più come sistema regionale piuttosto che come sistema campanilistico. Se questa scelta è dovuta ad arginare l'iniziativa privata per rafforzare qualcuna tra le sedi universitarie questa sarebbe una scelta di campanile e non di sistema regionale».
Da questa operazione l'università di Catanzaro ne esce rafforzata o indebolita?
«Secondo me indebolita da questo risultato perché ci saranno minori flussi nell'università di Catanzaro, ci saranno sicuramente meno risorse. Ma è la città di Catanzaro ad uscire ancora più indebolita, la quale vede competere su istituzioni che erano riservate al territorio catanzarese altri territori senza avere come elementi di bilanciamento per queste sconfitte».
La duplicazione di corsi di laurea giova? Questa logica cosa produce per il territorio?
«Producono poca cosa se non determinano quelle condizioni per far crescere i territori. Un territorio si avvale del sistema universitario perché è capace di creare un indotto socio-economico e culturale molto significativo. È ovvio che se si disarticola il sistema universitario e ogni cittadino rivendica un corso di studi, tutto questo svanisce. Immagini cosa accadrebbe se Corigliano-Rossano che ha 80mila abitanti o Lamezia Terme che ha circa 70mila abitanti o Vibo o Reggio, ognuna di queste città dovesse rivendicare dei corsi di studi perché chiesti dai propri cittadini. Nessuno sa forse che Lamezia offre tantissimi studenti al campus di Germaneto, se ogni città in virtù del numero di studenti che frequenta Catanzaro, Cosenza o Reggio dovesse rivendicare un corso di studi praticamente il sistema universitario sarebbe completamente disarticolato».