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«Parole inaccettabili e farneticanti». È questa la parte più “morbida” della durissima reprimenda dei cinque presidenti degli Ordini provinciali dei medici - Corcioni (Cosenza), Ciconte (Catanzaro), Veneziano (Reggio), Ciliberto (Crotone) e Maglia (Vibo) - contro le affermazioni di Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina (Pisa), che ieri, nel corso della trasmissione di Rai Tre, Agorà, ha affermato che «è giusto che i medici calabresi guadagnino meno rispetto ai colleghi del Nord», perché corresponsabili dello stato della Sanità in Calabria.
Le tesi della sindaca leghista
La replica dei medici calabresi
«L’offensività, la stupidità e la rozzezza di una tale tesi è in re ipsa e non meriterebbe di essere commentata - scrivono i presidenti provinciali dei camici bianchi -. In realtà, in una situazione di generale sfascio, è solo grazie all’abnegazione, alla professionalità ed al senso di responsabilità degli operatori sanitari se, oggi, possiamo ancora parlare di servizi sanitari, comunque, erogati in Calabria».
Inevitabile, poi, il riferimento al commissariamento del settore e al blocco del turnover.
«Anni di gestione commissariale, con blocco delle assunzioni - continuano i presidenti degli Ordini -, hanno ridotto al lumicino gli organici, cosicché, oggi, sempre meno medici si trovano a combattere da soli in strutture complesse, cercando di rispondere al meglio delle loro possibilità alle richieste di salute che arrivano dai pazienti. Il tutto in strutture sempre più fatiscenti, in cui gli investimenti tecnologici sono chimere. E per questo dovrebbero essere penalizzati? Al contrario, medici che lavorano in questa situazione dovrebbero essere premiati».
I toni si scaldano ulteriormente quando la replica si concentra sugli errori medici, portati ad esempio dalla sindaca leghista come motivo valido per pagare di meno i professionisti calabresi.
«È solo il caso di evidenziare - continuano - che i dati smentiscono la favola secondo la quale i medici calabresi sarebbero autori di errori professionali in misura maggiore di altre realtà. Gli errori professionali, infatti, non differiscono dalla media nazionale.
Solo che per i populisti, in cerca di visibilità e voti, l’errore del medico calabrese fa più notizia, perché i medici calabresi non hanno santi in paradiso e non hanno apparati economici, politici ed informativi che li tutelano, come, invece, avviene, in tante altre realtà».
Infine, i rappresentanti dei camici bianchi non escludono di adire le vie legali «per tutelare, in ogni sede competente, la dignità e le professionalità dei medici calabresi».