La Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo Valentia e tutti i Comuni che hanno prodotto istanza, più l’Associazione antiracket e l’associazione Libera, sono stati ammessi come parti civili al maxiprocesso Rinascita Scott. La ha deciso il collegio giudicante – Brigida Cavasino presidente, Claudia Caputo e Gilda Romano a latere – dopo una breve camera di consiglio, all’esito della quale ha superato tutte le questioni che, nel merito, avevano eccepito le difese. Saranno, nel dettaglio, parti civili, quindi, i Comuni di Cessaniti, Filandari, Filogaso, Ionadi, Limbadi, Maierato, Mileto, Nicotera, Pizzo, Ricadi, San Costantino Calabro, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Stefanaconi, Tropea, Vibo Valentia e Zungri. A ciò si aggiungono, in relazione ad alcune contestazioni di reato, le costituzioni di poche parti lese, tra quelle citate nel decreto dispositivo del giudizio.

È questo il dato saliente della terza udienza del maxiprocesso alla ‘ndrangheta in corso all’aula bunker di Lamezia Terme, che – nel corso della mattinata – ha registrato un lungo ed articolato intervento dell’avvocato Giovanni Marafioti, l’unico penalista che, allora giovanissimo, prese parte al collegio difensivo del maxiprocesso di Palermo a Cosa nostra. Parlando anche a nome degli altri difensori, ha spiegato le sostanziali differenze, tra i due grandi eventi giudiziari, la più rivelante è dettata dalle sensibili modifiche alla procedura che hanno mandato in archivio il vecchio rito. A ciò si aggiunge la diversità nella gamma dei reati contestati. In seguito si sono completate, da parte delle difese, le diverse eccezioni in ordine alle costituzioni di parte civili, tutte poi, come anticipato, ammesse.