LECCE- Sei persone sono state arrestate da agenti della Questura di Lecce con l'accusa di essersi appropriate indebitamente di somme depositate in conti correnti aperti presso vari uffici postali. Tra gli indagati figurano alcuni impiegati di filiali salentine delle Poste Italiane. I reati ipotizzati sono di peculato, falsità materiale e riciclaggio. Le indagini, avviate nel 2013, sono state condotte da personale della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Lecce. Ammontano complessivamente a più di un milione di euro le somme di denaro sottratte ad alcuni clienti di Poste Italiane da una banda, con la complicità di dipendenti dell'azienda, le cui indagini hanno portato all'arresto di sei persone da parte della Questura di Lecce. Su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Lecce Giovanni Gallo su richiesta del Pm Giovanni Gagliotta, una persona è finita in carcere e altre cinque agli arresti domiciliari. In cella è stato trasferito Cosimo Prete, 55 anni, di Parabita (Lecce), responsabile Area consulenza dell'ufficio postale dello stesso paese.

Gli arrestati - Ai domiciliari sono Marcolino Andriola, 48 anni, di Cellino San Marco (Brindisi), Pierluigi Anelli, di 47 anni e Stefania Di Matteo, di 49 anni, entrambi di Roma, Luigi Cecere, 27 anni, e Antonio Silvestri, di 40 anni, tutti e due di Casavatore (Napoli). Tra i due indagati in stato di libertà c'è anche la sorella di uno degli arrestati. Prete è accusato di truffa aggravata ai danni della Pubblica amministrazione, falso materiale e frode informatica; gli altri arrestati di concorso in riciclaggio.

Il raggiro scoperto a Locri - Le indagini, come ha spiegato in una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, sono iniziate nel 2012 su segnalazione dell'ufficio Certificatore di Poste Italiane per un'operazione sospetta avvenuta in un ufficio postale di Locri (Reggio Calabria), dove su un libretto era transitata la somma di un milione e 290 mila euro. Secondo l'accusa, Prete avrebbe duplicato, si sospetta con la complicità interna di qualcuno, il libretto di una donna residente a Locri di origine eritrea. Quella somma non si sa bene, almeno parzialmente, quale fine abbia fatto, così come i soldi di 16 clienti di Poste Italiane ai quali, nell'ufficio di Parabita, sono stati fatti firmare documenti per investire il denaro il buoni fruttiferi. Gli investigatori hanno comunque accertato che Cecere, con una parte del denaro proveniente da operazioni illecite, ha acquistato due auto di lusso del valore complessivo di 65 mila euro, mentre Silvestri avrebbe beneficiato di 324 mila euro attraverso giroconti e vaglia circolari. (ci)