«Abbiamo protocollato le domande già nel 2017 e nel 2018, ma noi non abbiamo visto o sentito nessuno. Nessuno ci ha chiamato. Noi non sappiamo neppure chi sono le persone che hanno amministrato la Regione in tutti questi anni».

Martino Ceravolo, padre di Filippo, ucciso per errore dalla ‘ndrangheta nell’ottobre del 2012, porta avanti una battaglia che interessa tutte le vittime innocenti della ‘ndrangheta. Richiama le pubbliche amministrazioni e, in particolare la Regione, chiedendo l’apertura delle assunzioni a quanti sono stati certificati come «familiari di vittime di mafia».

Sostenuto dall’associazione Libera, Ceravolo invoca un passo in avanti da parte della politica che, finora, ha puntualmente ignorato le istanze che ha protocollato.

Il papà di Filippo, inoltre, rivolgendosi alla politica chiede anche il compimento di un atto che – spiega – avrebbe un grande valore simbolico. Si attende la composizione, in Regione, della Commissione anti-‘ndrangheta.

In vista di ciò chiede che anche i familiari delle vittime di mafia, che hanno subito sulla propria pelle la crudeltà del crimine organizzato, possano in qualche modo farvi parte.

«Noi non chiediamo privilegi o favori a nessuno – conclude Martino Ceravolo – noi chiediamo solo quanto ci spetta di diritto perché lo dicono delle leggi dello Stato e chiediamo, perché principalmente è un dovere della politica, una rappresentanza nella Commissione anti-‘ndrangheta, perché gente come me, mia moglie, mia figlia Maria Teresa ha subito sulla propria pelle cos’è la ‘ndrangheta, e solo gente come noi, come le vittime innocenti della mafia, possiamo davvero spiegare cosa significa questa battaglia»